Rassegna storica del Risorgimento
anno
<
1941
>
pagina
<
863
>
Addio, mia beila, addio , ecc. 863
ADDIO, MIA BELLA, ADDIO OVVERO: SASSI IN PICCIONAIA
L amico carissimo Antonio Monti mi ha cortesemente inviato in omaggio una sua interessante nota, a conforto e rincalzo di quanto ha chiesto alcuni mesi or sono, con 1 autorità che gli deriva dalla fama e dall'esperienza, Niccolò Rodolico in un articolo del quale solo ora ho avuto conoscenza diretta.1) Quella nota merita qualche commento e chiarimento, che, come è mio costume, esprimerò preciso ed esplicito, chiedendo venia fin d'ora ai lettori se mi avverrà di mescolare qualche volta sacra cum profanis. Anche questo, purtroppo, è un vezzo cui non son mai riuscito a sottrarmi: e, a quest'età, mi par difficile correggermi dal deplorato difetto di un atteggiamento da vecchio mitragliere. Me ne dispiace, ma io non ho l'animo del non dimenticabile filosofo dei deliziosi Dotti di Villa Triste, di Santiago Rusinol, il quale, alla figlia che lo incitava a ridere, rispondeva: Non posso, figlia mia, son pessimista.
Premetto che ad Antonio Monti mi legano lunga consuetudine di amicizia, identità di interessi culturali, amore per quella che, fino a ieri, era la comune disciplina. Di lui studioso, organizzatore, scrittore e pioniere della museotecnica ho più volte detto il bene che penso e, se mai, ho vivo il rammarico di non averne detto abbastanza. Quanto a Niccolò Rodolico, maestro insigne, che mi onora da anni della sua amicizia, non è il caso ch'io confermi di nutrire per lui la stessa stima che egli nutre per me e mi è attestata dalla dedica affettuosa e lusinghiera del suo Cario Alberto, che anche ora è qui, sul mio scrittoio, mentre penso e scrivo (tra burbero e inquisitore il Carducci del Corcos mi suggerisce dalla parete di contro la citazione), dalle lettere a me dirette, dai giudizi su di me ch'egli ha benevolmente espresso a colleghi suoi e ad amici miei, dopo un noto concorso in cui l'ebbi favorevole giudice. A noi, nati ahimè nell'Ottocento, non è ignota la gran bontà dei cavalieri antiqui, ed anche prima di incrociar le armi salutiamo con rispetto l'avversario. Al quale mi duole solo di non potere, come in una battaglia famosa, rivolgere l'invito a tirar per primo, perchè, questa volta, ci ha pensato di suo.
Con questo si vuol intendere che l'animo mio è puro e disposto a saure alle stelle, e solo amor che nella mente mi ragiona mi induce a calar visiera e a gettarmi a lancia e spada nella tenzone prò historia italicae resurrectionis, con quel tanto di D'Arta-gnan e di Corsaro Nero che m'è rimasto in cuore dalle letture giovanili, prima ch'io assaporassi l'idromele di Corrado Brando e il lattemiele di qualche nautico epigono italiano di Pierre Loti e di Claude Farrère.
Dunque, Antonio Monti ci lascia. Cioè, non lascia noi materialmente, ma, come il Branca d'Oria dantesco, abbandona a noi risorgimentisti il corpo, per andarsene collo
J) Risorgimento e stòria contemporanea. Nota del S. C. prof. ANTONIO MONTI (Adunanza del 10 aprile 1941XIX), in Rendiconti Lettere del Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, voi. LXXJTV, fase. II, 1940-41; N. RODOLICO, SuWinse-g numerilo universitario della Storia moderna, in Gli annali della università d'Italia, a. II, n. 2, 1941-XIX. Al RodoHco ha risposto, manifestando con competenza e finezza il suo dissenso, uno tra i più chiari studiosi di Storia medievale, vedi B. MORGHEN, Storia medievale e Storia moderna neWinsegnamento universitario, ivi, a. II, n. 6, 1941-XIX