Rassegna storica del Risorgimento
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1941
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864
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Alberto M. Ghisalberti
spirito, il Museo, gli Arcarvi e la Biblioteca tra gli studiosi di storia contemporanea. La nota ha il valore del dannunziano passaggio parlamentare dall'Estrema destra ali Estrema sinistra: tra i risorgimentisti è la morte, tra i contemporanei è la vita, e Antonio Monti, pur convinto anche lui che partir d'est mourir un, peu, sceglie' la vita, perchè, giustamente, pensa ohe mourir e*est partir un peu trop. Cerchiamo di trovar conforto nel persuaderci che, almeno noi, facciamo bene a restare.
L'amico Monti prende le mosse dal ricordato articolo rodolichiano, nel quale constatando da nn lato come la Grande Guerra e il Fascismo abbiano elevato i valori spirituali del Risorgimento animandone di un fervore nuovo la storiografia, facendo pervenire al Risorgimento cultori di storia del Medioevo e dell'Età moderna, creando nuovi istituti e raccolte di voluminose pubblicazioni, ed infine promuovendo la istituzione di cattedre di storia del Risorgimento; ma rilevando dall'altro lato come in meno di quattro anni i tre vincitori dei concorsi a quelle nuove cattedre abbiano abbandonato 1* insegnamento della storia del Risorgimento per passare armi e bagagli alla cattedra di storia moderna, l'acuto studioso siciliano, che ha ben temprato il natio ingegno in Arno, si chiede se la cattedra di storia del Risorgimento si sia rivelata mancante di una perfetta adesione fra la sua funzione e lo spirito e le esigenze dei nostri tempi, e debba perciò fondersi o rifondersi nella storia contemporanea che dovrebbe essere cattedra distinta da quella di storia medievale e moderna. Questo, dunque, il problema posto dal Rodolico per quello che riguarda la nostra disciplina. Ma, prima di trattarne, sgombriamo il campo dall'impaccio offerto dalla questione dell'abbandono della cattedra da parte dei vincitori del concorso 1936, beatae memoriae.
Sentiamo ancora il Monti, che è giudice disinteressato, perchè preferì non partecipare a quel torneo. Del fatto che i tre titolari delle cattedre del Risorgimento nominati nel 1936 siano passati quasi subito alla storia moderna, il Rodolico lascia intuire la ragione. Sentirono essi veramente il disagio di quella imperfetta adesione fra la funzione della cattedra e l'indirizzo moderno degli studi? Dice l'autore: le ipotesi sono due: 1 o essi si sentivano poco sicuri come titolari della materia e temevano che con la stessa facilità con cui un ministro l'aveva creata cosi un altro la potesse abolire, tanto più che le critiche contro i risorgimentisti partivano precisamente dai professori di storia medievale e moderna; 2 oppure ritennero che la storia del Risorgimento si dovesse intendere compresa nella storia moderna. E fermiamoci qui, ma domandiamoci subito: tertium non datur?
Ma all'amico Monti, che fa sue le ipotesi del chiaro autore di La vita e i tempi di Scipione de* Ricci e, d'altro canto, sa benissimo come la vita universitaria di qualunque paese del mondo (rivelo un segreto ai profani) non sia fatta di solo spirito, non viene in mente che, oltre le due ipotesi affacciate, se ne possano prospettare alcune altre? Persino gli eroi d'Omero, come possiamo verificare anche noi risorgimentistiv sol che apriamo l'Iliade, oltre a fare il faticoso e turbinoso mestiere di eroi, mangiavano e bevevano. E che bistecche, che terga rosolate e fumiganti lungo il divino Egeo, e che crateri e che lebeti di vino ! Ora, se gli eroi d'Omero cedevano a tali necessità, figuriamoci un povero diavolo di professore universitario.
Quanto al timore che, con la stessa facilita con cui era stata creata, hi cattedra di storia del Risorgimento, dal Monti per tant'nn ni invocata e chiesta con valide ragioni e non è questa una delle sue minori benemerenze verso i nostri studi venisse abolita, credo di poter assicurare che quei bravi figliuoli avrebbero esclamato: Deus deditt Deus abstttUt: benedìctum sit nomen Domini! e, pur sulla nuova cattedra cui li avrebbe destinati un altro Ministro calcolo infinitesimale, ostetricia, diritto pubblico