Rassegna storica del Risorgimento
anno
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1941
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pagina
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869
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Addio, mia bella, addio, ecc. 869
Monti elegantemente trasformata in un nuovo motivo di adesione alla drastica proposta rodolichiana.
Scrive, dunque* il biografo di -Carlo Alberto : Poiché è proprio curioso il notare che quanto più il campo storico dal sec. XVIII al XIX si allarga, tanto più, col proposito di specializzarsi nella storia del Risorgimento, il risorgimentista si è ristretto ali1 Italia, quasi staccata dalla tumultuosa vita di pensiero e di azione del sec XIX in cui il Risorgimento s'inserisce. Il e risorgimentista ha finito col rimpicciolire il Risorgimento con una concezione sua angusta. Noi abbiamo oramai aperte le finestre sol mondo, non possiamo restare a guardare il soffitto, sia pure magnifico, del salone del monumentale palazzo che è casa nostra. La precisione edilizia della frase apre il varco a deplorare una volta di più che stando le cose cosi, come sono sistemate nelTordinamento universitario, i nostri giovani continueranno ad ignorare la storia contemporanea di paesi extraeuropei, lo sviluppo della civiltà nel suo insieme. Che cosa ne sanno i nostri giovani della storia contemporanea dell'America o del Giappone?.
Colui che, pur essendo risorgimentista, compì ottimi studi sugli Italiani e il Canale di Suez, avrebbe potuto rispondergli che, purtroppo, anche la maggior parte dei professori di storia moderna e medievale se ne stava chiusa in palazzo, e tutta la nostra generazione, la quale sia nel campo culturale sia in quello pratico è riuscita a compiere qualcosa di non indegno, ha dovuto fare a meno, all'università, di insegnamenti del genere, senza per questo riuscir del tutto ignorante in materia, e, in ogni caso, c'è da temere che, per evitare l'asserito rimpicciolirsi del Risorgimento, si finisca col toglier questo completamente di mezzo. Ma, invece, ha preferito riecheggiare: Certo appena si esca dall'angusta concezione della storia del Risorgimento per entrare nel vasto campo europeo ed extraeuropeo, non si può che parlare di storia contemporanea e quindi aderire tato corde alle idee del Rodolico . E mi par di capire che, gettata alle ortiche la tonaca del risorgimentista, l'ottimo amico si prepari a fare un corso sul volontarismo nell'Afghanistan e a pubblicare un ben documentato volume su Luigi Torelli e uno a piacere, ma esclusa l'Europa dei cinque continenti.
Quand'ero ragazzo (eheu, fugaces, con quel che segue) leggevo con un gusto cane i Viaggi straordinari di Saturnino Farandola nelle cinque o sei parti del mondo, visitate e non visitate da Giulio Verno. Nel ripensarci con qualche nostalgia, mi viene il sospetto che l'ottimo Robida insegnasse al suo paese storia contemporanea. Fuor di celiai amici cari, ma qual'è quel risorgimentista serio che non senta le stesse vostre esigenze, che non capisca, l'abbiamo già considerato prima, che bisogna guardare al resto del mondo e domani, se occorra, agli spazi interplanetari? Soltanto che, per trattare la storia contemporanea dell'America e del Giappone, non mi pare sia il caso di rinunciare per sempre e di colpo a quella del nostro Paese. Del resto, al professore di storia moderna in Facoltà di lettere, che io mi sappia, non è fatto divieto di occuparsi della America o del Giappone, del Nepal o del Tannu Tuwa. Quand fétaìts lieutenant d'artillerie, diceva una volta non senza qualche malignità Napoleone a un gruppetto di teste coronate chine a fargli onore, e cioè, per me, quand'ero assistente di quel serio, coscienzioso e preparatissimo studioso e magnifico insegnante che è il Mondami, gli ho sentito svolgere un corso di lezioni, proprio sul Giappone, che resta ancora uno dei più intelligenti e costruttivi corsi universitari che io abbia mai ascoltato. Ora, chi impedisce, se ne hanno la capacità e la cultura necessaria, agli attuali docenti di storia moderna o generale di imitarlo? Starci per dire che, probabilmente, c'è già chi Io fa per conto suo. Ha ragione il Morghen: è questione di uomini, più che di riforme.