Rassegna storica del Risorgimento
anno
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1941
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pagina
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871
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Addio, mia bella, addio, ecc. 871
che il feudalista non debba mai uscire dal quadro storico-geografico della penisola italiana. Ma, anche qui, che razza di guai possono capitare! È vero che ci sarà sempre la risorsa di impararsi le lingue straniere col linguaphone e andare a studiare il metodo dai colleghi di storia contemporanea. Se no, non ci rimarrà nemmeno il conforto di metterci a guardare il magnifico soffitto del monumentale palazzo che è casa nostra. Se, però, la proposta riunificazione delle cattedre attuali di storia medievale e moderna dovesse attecchire, si potrebbe, una volta cominciato, mandare a farsi benedire la distinzione tra l'insegnamento della storia greca e quello di storia romana, come già era quando, severo e dottissimo, Julius Beloch ci faceva sudare sul testo di Polibio o ci sfrenava dietro il cavallo di Alessandro il Macedone Un colpo di bacchetta magica, ed eccoti pronti cattedre e insegnanti di storia antica (come appunto si diceva una volta, o prefeudale, come si potrebbe anche chiamare), cui sarebbe affidato il compito di spaziare tra la spedizione degli Argonauti e l'invio di Romolo Augustolo in villeggiatura a Capo Miseno. E se, misura radicale, prendessimo il coraggio a due mani e, invece di far tante storie, ne facessimo una sola, dalla espulsione di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre ai giorni in corso? Chi ripensi alla simpatia con cui il mondo scientifico salutò una volta la Storia compatata della letteratura, può immaginare facilmente il successo che avrebbe una Storia comparata della storia, o, in omaggio a due Cesari, Cantò: e Pascarella, una bella cattedra di Storia universale.
Che Vaniti libri, no pe* dinne male, nun contrasto, saranno cose bone, ma alVurtimo so* tutti tale e quale: legghi, leggili, e che legghi? un*invenzione.
Ma invece co* la storia universale, nun ci hai da facce manco er paragone, che lì ce trovi scritto er naturale de li fatti de tutte le persone.
Per noi risorgimentisti nelle divisate partizioni non c'è posto, ma, in attesa del momento in cui avverranno, che cosa possiamo sperare per le nostre cattedre? Un legittimo timore di apparire troppo presuntuoso mi suggerirebbe, veramente, di non arrischiarmi troppo a far proposte. L'arguzia romanesca di Trilussa, un quarto di secolo fa, ha così efficacemente colpita ne L'eroe al caffè la presunzione degli incompetenti, che non ho proprio voglia di incorrere nello stesso rischio. Ricordate?
Cor su* sistema de combattimento trova ch'è tutto facile: va a Pota, entra a Trieste e te bombarda Trento.
Spiana li monti, sforma, spara, ammazza...
Per me, borbotta c'è una strada sola...
E intigne li biscotti' nella tazza.
Ma, poiché qualcosa pur si deve dire, dirò anch' io la mia. Personalmente non credo che titolari di storia del Risorgimento debbano esistere in' tutte le università, ma solo in alcune, corrispondenti alle città dalle quali è venuto maggiore impulso al movimento nazionale; nelle altre si potrebbero mantenere semplici incarichi. Non c'è affatto bisogno di standardizzare su uno stesso modello gli insegnamenti universitari, né i professori sono come le brave damine veneziane del '700 che andavano in Piazza a