Rassegna storica del Risorgimento
anno
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1941
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pagina
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877
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Libri e periodici 877
Italia e Germania accolgono l'influenza della Rivoluzione, non però passivamente* dotate ambedue di mia propria indole e tradizione originalissime, armonizzano questa influenza coi loro caratteri storici e naturali e secondo questi reagiscono a quanto v'è in essa di antisociale e di antireligioso. Il romanticismo è la reazione alla Rivoluzione. In un'atmosfera civile e patriottica riscaldata dal romanticismo le due grandi nazioni coronano nel secolo XIX l'antico sogno di libertà. L'Itab'a coll'AIfieri, col Rosmini, col Gioberti, col Balbo e col Mazzini (ci pare che la critica del Mazzini alla Rivoluzione, la crìtica del Mazzini de J doveri dell'Uomo e di Fede e avvenire, che scrisse: La Rivoluzione francese, io lo affermo convinto, ci schiaccia non sia giustamente valutata nel libro del Giuliano, ove si nota tra quei nomi la mancanza del Manzoni che, anche prima del Saggio, volle fare colla sua solita acutezza ed anche con efficacia un processo di revisione all'ottantanove) reagisce, interprete della propria tradizione spiritualistica e delle aspirazioni del suo popolo, alla Rivoluzione oltremontana. La Germania nell'Ottocento con la musica, la poesia e la filosofia crea un mondo morale, religioso e politico connaturato ai suoi caratteri nazionali: il romanticismo tedesco prepara le vittorie del '66 e del '70, la proclamazione dell' impero e l'ascesa prossima e lontana del popolo tedesco nella storia d'Europa. Ci sia permesso da queste righe invitare i nostri eventuali lettori a leggeri le belle pagine che il Giuliano dedica all'Ottocento tedesco nel capitolo omonimo del suo libro: crediamo che poche altre volte la penetrazione ed il gusto del critico siano cosi felicemente riusciti, in forma rapida e sintetica, a rendere tutta la suggestività dell'argomento.
I due Stati, Italia e Germania, ultimi arrivati nel consesso dei grandi Stati, trovano molti problemi comuni da risolvere, sia all'interno sia all'esterno. Nella seconda metà dell'Ottocento il Romanticismo, dopo una vita rigogliosissima, apparisce esausto; l'idealismo è solo negli schemi vuoti dei tardi epigoni delle scuole tradizionali, i giovani, le forze vive della cultura e delle nazioni, si sentono attratte da nuove scuole e da nuove dottrine: Francia ed Inghilterra sembrano aver bandito il verbo nuovo del naturalismo della scuola positiva, ad esse rispondono per una reale necessità, Italia e Germania con l'apporto cospicuo di molti studiosi di tutte le scienze. H primo momento, quello della distruzione, del positivismo, è particolarmente benefico e fecondo: solo per esso la nostra mentalità e la nostra cultura si sono liberate di molti luoghi comuni e di vieti concetti, hanno imparato la tecnica dell'analisi, indispensabile alla sintesi. Non corrisponde al primo il secondo momento, quello della ricostruzione, ed in questo perde qualunque efficacia morale. Nella politica il naturalismo ha formato il concetto dello Stato come organismo da cui tutti i bisogni materiali degli individui debbano essere saziati, ha confermato e rinsaldato il concetto dell'autorità e della giustizia nel numero; ma lo storico che parlerà del naturalismo politico in Italia dovrà coscienziosamente riconoscere che il merito d'aver fatto partecipare le masse popolari italiane, agnostiche e passive* alla vita politica della nazione, spetta, in gran parte, a quell* idea democratica.
La Germania nulla, o quasi, ha dovuto temere per la sua individualità nazionale, per la sua sicurezza dal socialismo e dalla minaccia che questo faceva incombere sullo Stato; F Italia al contrario molto ha dovuto temere dalle nuove dottrine internazionalistiche che ostacolavano il diffondersi della coscienza nazionale e unitaria del popolo nostro, più povero di quello tedesco, e che, nel suo ingenuo sentimentalismo, si lasciava trascinare dal nuovo ideale di giustizia universale, dal noviu ardo collettivo. Il partito socialista italiano doveva però perdere, dopo alcuni anni di grande fortuna, quasi ogni valore ed autorità nella coscienza popolare: il Risorgimento aveva lasciato alcuni problemi aperti, tra essi quello delle terre irredente; il principio della nazionalità era ancora in Italia generalmente sentito e l'idealismo teistico mazziniano non aveva permesso il diffondersi in profondità del materialismo. Venne nel 1914 la guerra, la prudente e saggia neutralità di alcuni mesi del Governo italiano, In questi il popolo nostro si rivelò tu ito per l'intervento e la guerra, per la liberazione dei fratelli dallo straniero. Si continuava nello spirito del Risorgimento. Il partito socialista italiano, al contrario di