Rassegna storica del Risorgimento

anno <1941>   pagina <880>
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880 Libri e periodici
autorità che gli veniva dall'ordine dei Gesuiti cui apparteneva, ebbe modo di visitare i luoghi di studio più importanti della penisola (fu, a varie riprese, in 23 città italiane maggiori e minori) e di frugare le raccolte librarie più cospicue pubbliche e private. Ciò che vide e giudicò notabile venne scrivendo di poi al fratello Don Carlo in Spagna, alla buona, unicamente per seguire il piacer suo, ben lungi dal pensare che le sue lettere dovessero essere un giorno date alle stampe. Ma il fratello, che comprese quanto fosse utile che tante preziose notizie non si disperdessero nel tempo, a scapito del pubblico interesse, si propose di renderle note malgrado la riluttanza dell'abate.
Fu così che nel 1786 videro la luce a Madrid, presso l'editore Don Antonio de Sancha, le Cartas familiares in due volumi in 8. L'accoglienza fu tanto lusinghiera che se ne dovette far presto una ristampa in cinque volumi, con algunas cortas adi-ciones y correcciones . E se ne fecero subito traduzioni, tra le quali è da ricordare, oltre quella francese del Mercier de Saint Léger, troncata per l'irrompere della rivolu­zione, la tedesca del 1792, dovuta a C. A. SchmidtWejinar. Da noi invece l'opera, benché, a detta del Cian, offra un quadro fedele e abbastanza colorito della vita lette­raria italiana, rimase quasi del tutto sconosciuta. Va perciò data giusta lode alla signo­rina Agata Lo Vasco che in un agile volumetto ha fatto oggetto di esame diligente la parte delle Cartas che riguarda in particolare le nostre biblioteche.
E invero prematuro parlare, nella seconda metà del '700, di biblioteche pubbliche nel senso moderno e più largo della parola: le raccolte appartenevano in gran parte ancora a Comunità religiose, principali custodi del sapere, e in generale assai restie a mostrare ad estranei i tesori dei sacrari, dove solo potevano entrare con rispettosa e discreta curiosità i sacerdoti della letteratura e della scienza. I libri spesso erano melanconicamente riuniti e rinchiusi in locali non sempre ariosi; disordinati, confusi, ammucchiati dovunque; e i documenti erano spesso chiusi in armadi serrati con spor­telli di legno e reticolato metallico e senza nessun segno esteriore, né la collocazione era sempre esatta, sicché si perdeva nelle consultazioni, quando pure erano concesse, tempo e fatica. Ma non mancavano peraltro luoghi di studio aperti ad ogni ceto di per­sone. A Roma la biblioteca della Minerva, chiamata anche Casanatense dal cardinale Casanatese che la fondò, assai ricca perché godeva di una rendita di 600 pesos fuertes, grande e veramente di pregio, era cosi frequentata che vi mancava, secondo afferma l'Andres. quella quiete e quel silenzio que conviene para el estudio . A Venezia due erano le biblioteche cui si accedeva liberamente: la grande Libreria, sovvenzionata con zelante sollecitudine dallo Stato, per la quale il S anso vi no aveva innalzato il meravi­glioso edificio; e la biblioteca di S. Marco, fondata da Cosimo il Vecchio, che possedeva circa 900 manoscritti, tra cui Epistole di Padri e di scrittori greci. Genova, sebbene non avesse gran parte nella letteratura del tempo, tutta dedita ai suoi commerci, con­tava però tre biblioteche pubbliche: dell'Università, dei Franzoniani, dei Missionari Urbani. Quella del Franzoniani rimaneva sempre aperta a beneficio degli studiosi dalle quattro o cinque del mattino sino a mezzanotte o fino a quando ci fosse alcuno che chiedesse di studiare: nell'estate poi non aveva giorno di vacanza né ora di riposo. A Milano i monaci di S. Ambrogio, seguendo le disposizioni del conte di Firmian, ave­vano aperto a tutti la loro biblioteca che vantava, tra l'altro, circa tremila diplomi e seicento radici, alcuni dei quali di merito particolare. Non risultava essa che di tre stanze non grandi, ma gli scaffali occupavano tutte le pareti sino al soffitto, cosi che non si poteva vedere quello che stava nei palchetti più alti e in ciascuno di essi erano dne o tre ordini di libri l'uno dietro l'altro que estan atti comò encerrados 6 scpulta-dot sin que Ics pueda dar el uyre.
L'amore del libro era allora vivissimo non solo negli uomini doviziosi di chiesa, nei cavalieri, nei nobili signori, ma anche nei borghesi e negli umili popolani. Un dot­tore di Venezia, buon vecchio quasi nonagenario, aveva in casa molte delle migliori edizioni di libri italiani stampati in ogni parte d'Europa e quelle che servirono all'Ac­cademia della Crusca per la formazione del suo dizionario, oltre a commedie, tragedie)