Rassegna storica del Risorgimento

AUSTRIA ; BUBNA FERDINAND ANTONIN ; MANZI TITO ; METTERNICH - W
anno <1942>   pagina <5>
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I rapporti di Tito Manzi eoi Governo austriaco, ecc. 5
della vecchia idea federalista, cioè di un pensiero neo imperiale su base sociale e politica, la preferiva divisa perchè l'Austria, gran potenza, indipendente, ben ancorata al nesso della Lega degli stati tedeschi ed a quella degli Stati italiani, cuore e in pari tempo custode di mezza Europa, potesse così più facilmente dominarla. Nessuno pensava del resto allora ad un unico Stato monarchico: l'idea unitaria in quegli anni infatti era caldeggiata solo da pochi repubblicani puri; antiuni­tario era persino l'indirizzo di molte sette, fino al rinnovo del concetto unitario bandito dal Mazzini.
L'Austria teneva la Lombardia con mano ferma per soffocare a Sfilano, centro dell'idea nazionale, ogni velleità di riscossa, che avrebbe potuto portare la caduta di tutti i poteri statali in Italia. Questo sistema presupponeva una circospetta azione preventiva di Governo, onde evitare poi una odiosa azione repressiva: era quindi naturale che Metternich ascrivesse a merito dell'Austria di aver salvato l'Italia da uno stato di anarchia, considerando sempre gli italiani inattivi, loquaci, intriganti, campanilisti, incapaci di un regime liberale unico, indivisibile e tutt'al più di uno federativo, sull'esempio dell'America del Nord.
Non è qui da meravigliarsi se il Manzi, e con lui tanti altri liberali incapaci di penetrare le vedute politiche di quell'arbitro dei popoli, pensassero in quegli albori della Restaurazione, che egli fosse il solo uomo di Stato del tempo, che fra l'odio reazionario dei sovrani e le lotte intestine ridestatesi nei singoli Stati della penisola, fosse in grado di soffocare l'uno e di calmare le altre, senza accorgersi che quel pro­gramma, sotto l'aspettò di uno stabile assetto politico amministrativo d'Italia, ne determinava il dominio incontrastato dell'Austria.
E che questa fosse l'aspirazione unica del potente Cancelliere, si può arguire dagli sviluppi che volle dare a questo programma, cercando di far gradire al cardinale Consalvi l'erezione di un posto centrale di polizia per tutta l'Italia, a cui dovevano affluire le informazioni di una rete di confidenti, alla scelta dei quali mettendo in pratica la sua abilità di avveduto conoscitore di uomini, adescando le loro corde sentimentali e patriottiche, ma anche quelle interessate e volgari dedico attenta e vigilante cura.
Non tutti i collaboratori di cui egli ebbe bisogno furono cosi consa­pevoli strumenti del suo gioco in fondo reazionario, ma, caso mai, degli illusi, i quali vedevano nell'opera da lui assunta un incoraggiante inizio delle loro aspirazioni nazionali, o dei furbi i quali, magari per incarico delle stesse società segrete alle quali appartenevano, volevano scoprire fino in fondo gli scopi e le mete della politica austriaca in Italia.