Rassegna storica del Risorgimento

AUSTRIA ; BUBNA FERDINAND ANTONIN ; MANZI TITO ; METTERNICH - W
anno <1942>   pagina <17>
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I rapporti di Tito Manzi col Governo austriaco, ecc. 17
confidandogli la sua nomina, che però il Cancelliere si riservava di inti­margli ufficialmente, lo invitava ad approfittare nello stesso tempo di tale circostanza per fargli presente che nel momento in cui l'Imperatore lo ricompensava per i suoi servizi in modo tanto distìnto, non avrebbe dovuto fare così a lungo attendere le chieste informazioni sulla com­missione offertagli per Parma; invitava ancora il Buona a sollecitare Farrivo del Manzi a Milano.
Col maggio si iniziava un serrato carteggio fra Mettermeli, Bubna e Manzi, sempre per la consegna della nota lettera di Napoleone: la memoria, già da noi illustrata come abbiamo ricordato in altro scritto ansiosamente attesa tanto a Milano quanto a Vienna por­tava la data del 1 maggio. In un rapporto del Bubna al Cancelliere del 13 maggio, in risposta al dispàccio di costui del 19 aprile, che conteneva appunto l'alta decisione del Sovrano sul futuro trattamento del Manzi, si accennava al perentorio invito di recarsi a Milano ed all'arrivo della sua lunghissima memoria. Quel generale riteneva che quale primo passo e tenendo conto dei suoi scrupoli il Manzi avesse già fatto molto col dare alla narrazione tale ampiezza; si vedeva a suo avviso che egli non si era ancora potuto decidere a superare la linea divisoria fra le vecchie e le nuove circostanze, sapeva però che il Manzi aveva lasciato Firenze per Milano.
Il Cancelliere nel suo dispaccio del 18 maggio, avvertiva il Bubna che per rispondere esaurientemente attendeva la promessa lettera del Manzi; deplorava però la reticente condotta sua, che faceva perdurare tale stato d'incertezza, potendolo eventualmente determinare anche a sospendere l'effetto delle grazie che l'Imperatore gli aveva accor­dato, in ricompensa dei buoni servigi fino allora prestati.
Nel successivo del 3 maggio, allo stesso da Praga, scritto dopo aver finalmente ricevuto l'attesa memoria, Metternich non celava un certo disappunto per l'esitazione che la pervadeva, prova questa per lui come quel toscano non avesse ancora preso il suo partito e si industriasse a non compromettere i suoi antichi rapporti con la famiglia Bonaparte, titu­banza che egli attribuiva al pensiero del Manzi, che cioè Napoleone e la sua famiglia potessero avere ancora qualche probabilità favorevole. Il Cancelliere, seccato per questi scrupoli maldestri, enunciava nei confronti del suo pavido informatore una larvata minaccia.
Quali del reato sieno i Buoi voti e le suo speranze, scriveva testualmente al Bubna, mi sembra opportuno approfittare appunto della commissione di cui egli (il Manzi) si è incaricato, per assicurarci di quest'uomo e per propararci i mezzi di togliergli, se le circostanze lo esigeranno, la fiducia del partito al quale egli sembra tenere ancora.