Rassegna storica del Risorgimento
AUSTRIA ; BUBNA FERDINAND ANTONIN ; MANZI TITO ; METTERNICH - W
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1942
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Plein Pedrottì
Noi rapporto del Bubna al Mettermeli del 4 novembre, era unita una lettera in francese del Manzi a lui, che vale la pena di riportare integralmente a riprova della libertà di linguaggio del Manzi anche in quel periodo in cui l'Austria, non accogliendo i consigli suoi, stava già meditando il suo intervento armato.
Mio generale ! Ricevo a mezzo del signor Bassi quanto voi avete avuto la bontà di rimettergli per me. Ve ne faccio i più sinceri ringraziamenti; Bassi a questo riguardo vi riferirà di un equivoco che ebbe luogo per una certa carta mandatavi e che voi credete di non aver ricevuta. La vostra cortese lettera del 18 corr. mi fa conoscere col più gran piacere ciò che desideravo vivamente sapere, cioè che ben lungi dal farmi un delitto della libertà con la quale oso scrivervi, la vostra eccessiva bontà degna al contrario apprezzare il sentimento che me ne ispira il coraggio e che in fondo non è che l'interesse il più vero ed il più vivo che io metto ad impedire i passi falsi, egualmente dannosi alla mia nuova ed antica patria. Giacché voi consentirete, mio generale, che esse mi sieno egualmente care e vorrete ben mettere a conto di questo doppio interesse tutte le sciocchezze che vi dico e vi dirò a loro riguardo. Le vostre intenzioni relativamente al conte di Fiquelmont saranno esattamente eseguite; ma voi sapete che lo erano già per quanto si riferisce ai rapporti che potrebbero essere di qualche utilità. Perdonate, mio generale, al penoso sentimento della mia posizione inaudita di dimenticare un momento ogni altra cosa e di non parlarvi con la presente che delle mie pene, che superano ogni immaginazione, lo stesso conte di Fiquelmont ve ne parlerà.
Imprudenze dovute non so se agli uomini od al caso, ma di cui io sono la vittima innocente, portarono in pochi giorni da un capo all'altro d'Italia la notizia che io sono impiegato dell'Austria in una carica che è orribile nominare. Del sentimento d'indignazione che ciò ha generalmente suscitato ne ebbi una prova nella mia patria con lo squagliamento di tutte le rispettabili persone che venivano a trovarmi e con lettere pervenutemi da varie città d'Italia, Napoli, Roma, Milano, che mi hanno non ho la forza di nasconderlo costernato. È infatti impossibile essere indifferente alla perdita di una reputazione d'onore che mi ha costato tante pene e trenta anni di una serena probità. Il mio posto di Consigliere, che non è più un segreto per alcuno, è la ricompensa dei più infami servizi, avendo tradito per un po' di denaro i miei principi, i miei amici, i più cari interessi della patria. *) Dio mio ! Voi sapete sé
della truppa; quel Governo riteneva inutile tale provvedimento, osservando che lo Stato era tranquillo e non era minacciato da alcun pericolo. Non garbando al Governo di Vienna questa risposta, Mettermeli inviava a Firenze il conte di Fiquelmont il quale non potendo vincere le ripugnanze dei ministri Fossombroni e Corsini, cercò di influire sul granduca facendogli presente i grandi pericoli che minacciavano il suo Stato, ma ne ebbe eguale risposta dei due ministri. La fermezza del granduca non disarmò il conte Fiquelmont, mettendogli sott'occhio una lunga lista di autorevoli toscani incolpati di macchinazioni rivoluzionarie prima attribuite come si vedrà a certo Bologna, poi allo stesso Manzi. Di qui lo somma diffidenza del Governo toscano verso il Manzi stesso. Cfr. ANELLI L. Storia d'Italia dal 1814 al 1863, voi. 1, Milano, Vallardi, 1864, pp. 254; PISTELM, Storia d'Italia dal 1815 fino alla promulgatone del Regno d'Italia, Firenze, Usigli, 1864, voi I, pp. 622.
l) Il Manzi allude qui allo voci diffuse a Firenze che egli fosse uno stipendiato dell'Austria, voci raccolte nel rapporto di polizia, riportato in una nota antecedente.