Rassegna storica del Risorgimento

AUSTRIA ; BUBNA FERDINAND ANTONIN ; MANZI TITO ; METTERNICH - W
anno <1942>   pagina <33>
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I rapporti di Tito Manzi col Governo austriaco, ecc. 33
accordo col Cancelliere nel ritenere che il Manzi subisse qualche influenza più in forza delle circostanze che direttamente dalle persone; timido e sensìbile per natura, tutto quanto avveniva a lui d'intorno gli impo­neva, come pure quanto apprendeva sugli avvenimenti di Napoli. Non osava ancora giudicare secondo il giusto, perchè questa era l'arma stessa con la quale una volta sperava domare il mondo, estraneo alle nuove sfere, poco conosceva le proprie intrinseche risorse, per potere comple­tamente contare sulla loro efficacia. H contegno dell'Austria in Italia lo vedeva di lontano, frattanto però il Bubna era convinto che la testa dovrà prendere il sopravvento sulla piena dei sentimenti. All'uomo si doveva tener per buono l'umano, pregava il Cancelliere di riflettere sul collocamento del Manzi: secondo il suo parere l'esternazione del conte Fossombroni, il cui valore per il servizio di S. M. già era nota al Mettermeli, come pure l'opinione di alcuni altri toscani, meritavano una considerazione molto relativa. *
Tanto più. scriveva il Bubna il partito dal Manzi abbandonato, faceva insinuazioni contro di Ini e deplorava la sua perdita e tanto più doveva esservi un motivo per attirarlo maggiormente a noi. Il suo esempio servirà, le cose stanno in tal modo, che spetta a noi rialzare tutto quanto a noi si avvicina per accrescerne il coraggio.
Convinto che il Cancelliere si prenderà a cuore questa cosa e gioverà al Manzi, costui il 14 aveva finalmente ricevuta con grande piacere l'attesa lettera del Bubna del 6 novembre, che gli fece dimenticare quasi i suoi malanni.

; Voi solo proseguiva potete sostenere il mio coraggio e la mia coscienza. Tutto il resto è a distanza troppo grande da me per poter alleggerire in certo qual modo i cocenti dispiaceri che mi opprimono... Voi mi direte che sono un pazzo e questo pud anche essere, giacché vi sono dei momenti in cui il dolore non mi permette di usare troppo della mia ragione. Ma giacché mi avete ormai aperte le braccia e che mi ci sono gettato con una cieca fiducia, è opportuno che non mi abbandoniate. Se la guerra verrà dichiarata, bisogna si pensi a non pubblicare la mia nomina e le pre-ghiere che vi indirizzai recentemente erano effettivamente sotto questa condizione. La mia vita sarebbe esposta e non potrei difendermi da una stilettata. Tali rivelazioni mi fanno fremere; vidi qualcuno giunto da Napoli, tutte le mia più intime relazióni laggiù mi fanno pregare di non indirizzar loro d'ora in poi alcuna lettera. La duchessa di Lauricr, mia antica amica, mi scrive in questi termini: Non sono pia in Napoli ma in Averta. Il solo rumare che si è sparso, essere voi un impiegalo dell'Austria è bastato per far insultare ì vostri amici più natii io, la cui amicìzia per voi è così conosciuta, ho creduto prevenire questi insulti, partendo. Dio mio ! A eh sono riserbata l Mi si dice che la pròna voce del vostro impiego è diminuita, così penso di tornare. Non mi scrivete per ora. Se mai la voce cresce, e il dubbio diventa certezza, non si sa cosa sarà di me, nò