Rassegna storica del Risorgimento
AUSTRIA ; BUBNA FERDINAND ANTONIN ; MANZI TITO ; METTERNICH - W
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1942
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pagina
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35
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I rapporti di Tito Manzi col Governo austrìaco, ecc. 35
H generale riceveva in quei giorni (fra il 20-XI e il 6-XII) un'altra lettera del Manzi riboccante di gratitudine, in cui però i suoi principi liberali venivano ancora Uberamente professati.
Mio generale 1 II balsamo della consolazione sgorga dalla vostra penna. Dopo la lettura dell'ultima lettera in cui V, E. mi onorò, meno vive sono le mie pene, il mio core è un pò* rinfrancato, ma la mia disgrazia non è pertanto meno grande.
Mi si scrive da ogni parte, l'amicizia timorosa mi pone delle domande, quella indegna mi oltraggia. La mia disgrazia è senza rimedio. Io sono unimmo spezzato, del tutto spezzato in Italia. Un posto onorevole mi sarà riserbato ! Ecco la ricompensa di servizi infami. Io resterò senza considerazione alcuna, persino conservando in seguito l'impiègo più. eminente. Bisogna rassegnarsi alla propria sorte ed attendere del tempo che giustifichi questa ingiustizia, alla quale ho tanto diritto e che i miei compatrioti mi ricusano. Nuove pene vennero con questo corriere ad aumentare il pondo di quelle di cui il mio cuore è già accasciato. Uno dei miei amici, uomo stimabile, partito questi giorni per i suoi affari, è giunto a Napoli mentre si sollevava appunto del rumore a mio riguardo' e mancò poco non venisse gravemente compromesso per la sola notorietà del suo legame con me. Sono ancora in pena per lui; ignoro i suoi attuali destini, che il buon Dio usi la sua misericordia verso colui che è la causa di così grave sciagura. Ma che almeno, mio generale, i miei attuali mali non sieno inutili al servizio, che si sveli a mezzo di essi lo stato d' Italia e lo spirito di cui è animata. E un piccolo avvenimento il mio di cui è permesso tirare conseguenze molto importanti: chiunque è amico dichiarato dell'Austria è considerato come nemico dichiarato della sua patria. Nella persecuzione dei Carbonari si crede di scorgere quella dei buoni Italiani. È l'imperdonabile errore di aver permesso che si confonda l'odio contro la setta, con l'odio dei principi liberali, esso ha cambiato del tutto l'opinione pubblica. Pensatevi, pensatevi ve ne scongiuro, ve ne supplico: che S. A. lo sappia, che S. M. non lo ignori. Gli Italiani non sono cattivi, sono ingannati, non sono indegni, non sono che indignati. Non crediate pertanto, mio generale, che in questo momento si agiti la febbre del dolore, vi dico hi verità. La casa d'Austria non ha più alcuna specie di partito in alcuna parto d'Italia. Questo spirito d'indipendenza che i Francesi vi hanno seminato e che vi hanno lasciato, ne aveva già divorato un terzo; la guerra che venne minacciata non a Napoli, non al mezzo con la quale la rivolta napoletana si è effettuata, ma alla costituzione e con essa a tutte le costituzioni possibili, ha levato il resto. Non esagero, ha levato il resto e noi siamo rimasti soli, noi che sappiamo che S. M. e il suo gabinetto è ben lontano dal condividere i principi che gli si attribuiscono. Se si fosse fatto durante l'ultimo viaggio di S. M. in Italia quanto si propose con conoscenza di causa e nello spirito di devozione la più assoluta, si potrebbero rannodare i legami che stanno per essere spezzati fra l'Italia e l'Austria,in qualche punto, per operare un avvicina-mento qualsiasi*
Ma anche questo punto d'appoggio manca e certamente non è mia colpa: ormai non resta più che la forza mezzo disastroso, giacché bisogna sempre raddoppiarne 1*intensità perchè possa portare alla lunga qualche effetto. Onde si abbia tutto l'onere dei nostri errori ed anche di quelli non imputabili a noi si arrestano qui fra le persone per bene dei chiacchieroni impenitenti e si sparge la voce che è su richiesta della legazione d'Austria che ai fecero tali passi e con certa pena. È terribile fare sciocchezze e subito dopo calunniare, aggiungete a ciò che i dati che si avevano sulle persone arrestate erano così futili che si dovette metterne in libertà'gran numero. Diciotto mila