Rassegna storica del Risorgimento
BEAUMONT (DI) GIULIA ; 1860 ; PALERMO ; MILLE (SPEDIZIONE DEI)
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1942
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pagina
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256
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256 Ugo De Maria
Di qui sulla fine del febbraio 1860 gli sposi e la madre di Paolo si mossero per tornare in Sicilia a visitarvi i parenti di Palermo e restandovi poi sino oltre la metà di luglio cioè cinque mesi all'incirca; che è quanto dire il tempo necessario per assistere al moto del 4 aprile,l) alla tragedia delle tredici vittime,2) alle ansie per lo sbarco di Garibaldi, per la battaglia di Calatafimi, pel bombardamento di Palermo e finalmente alla gioia e al delirio della liberazione.
La serie eccezionale dei l'atti, cui la Giulia si trovò testimone spinsero il suo animo sensibilissimo a tener nota di ciò che la veniva a mano a mano impressionando, raccogliendo attorno a sé voci e supposizioni ingenuamente trascrìtte o descrivendo spettacoli e scene particolari vedute coi propri occhi e nei quali ebbe partecipazione cosciente.
Aggiungasi che i De Gregorio Stazzone, di cui essa era ospite, appartenevano alla nobiltà ed erano stretti di parentela e di -amicizia con molte personalità appartenenti al campo liberale unitario e a quello borbonico. La loro casa al Molo poi, piuttosto lontana dalle mura cittadine, era situata in punto che divenne teatro di avvenimenti curiosi dei quali gli storici anche accurati non fecero il debito conto e ci consentono di sorprendere nella prosa trascurata ed affrettata della scrittrice, soprattutto donna, delle pennellate gustosissime come la visita di Garibaldi al Monastero di Valverde. ')
Percorrendo le prime pagine del diario si nota subito che le vicende anteriori all'ingresso di Garibaldi in Palermo, son descritte sotto la forma di ricordi riassuntivi e anche con date che corrispondono poco esattamente al calendario. Nel rifarsi dai giorno in cui gli sposi partirono da Vicenza, la scrittrice segna un martedì 29 febbraio, al quale continua a dare anche un 30 e un 31 non accorgendosi che febbraio rimane sempre il mese più. corto, anche se appartenente ad un anno bisestile.
Ma questo che cosa vuol dire?
Che il diario è buttato giù cosi come viene, che non ha pretese letterarie e forse non fu neppure veduto dal marito Paolo Lioy cui la Giulia avrebbe avuto soggezione di mostrarlo per certi sentimenti di delicata intimità che si leggono nelle pagine seguenti il periodo palermitano, perchè la scrittrice, presa ormai l'abitudine di fissare giorno per giorno i propri pensieri, la continuò per un buon pezzo anche nella solitudine di Vancimuglio . *) Aggiungo subito che anche la parte più abboracciata e riassuntiva si mostra molto interessante perchè offre essa pure non rari spunti di impressioni assai vive e adatte a farci un' idea del ferménto patriottico verso cui ai orienta a mano a mano lo spirito della scrittrice. Eccone la prova, sorpresa nella descrizione del tratto di viaggio percorso in ferrovia da Milano a Genova: Notte I Nel vagone, tre medici UffiziaJi Piemontesi5) c'intrattennero della gloriosa campagna d'Italia. Uno di questi
i) È quello che si inizia alla Gancia, promosso dal fontaniere Francesco Riso e sovvenzionato da un comitato composto per massima parte di nobili che furono, tre giorni dopo, arrestati. (Cfr. P. MERENDA, Jl 4 Aprile 1860, Palermo, Corselli, 1931-X).
2) Cfr. in proposito P. MERENDA* 113 fucilati del 14 aprile 1860, Palermo, Virzl. 1910 IDEM, 113 fucilati e la Chiesa di Castellammare, Palermo, Corselli, 1922.
I) Antico convento di carmelitane che godette molti privilegi: aveva fra altro una casina di campagna nella strada di Mezzo Monreale (oggi Corso Calatafimi). Le monache avevano ottenuto per un breve pontificio, di potere più volte uscire in corpo e pranzare in campagna. (Cfr. G. PALERMO, Guida istruttiva, Palermo, R. Stamperia. 1816, voL I, pp. 283-390).
*) Vedi nota 5 a p. 265.
s) La Giulia per l'intero Diario, chiama Piemontési tutti quanti coloro die indossano una divisa italiana:, anche i Garibaldini.