Rassegna storica del Risorgimento

BEAUMONT (DI) GIULIA ; 1860 ; PALERMO ; MILLE (SPEDIZIONE DEI)
anno <1942>   pagina <258>
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258 Ugo De Maria
Carmelitane scalze; Giulia trascorre le giornate nell'intimità dei parenti, nelle visite affettuose alle antiche compagne di collegio; finché il tempo s'intorbida e ecòppia la rivoluzione.
Ed ora lasciamo parlare il più largamente possibile la nostra amabile diarista*
*
La sera ella scrive all'andare a Palermo la nostra carrozza era visitata immancabilmente dai birri per paura che ai sbarcassero armi come ne erano stati avvisati. La rivoluzione era presagita. Il giorno 3 aprile viene don Antonino D'Anna > ) e ci dice che l'indomani era il giorno fissato. Camillo2) pure dice la stessa cosa. Avendo gli operai levato mano dal lavoro due ore prima, gli spiegarono la cagione perchè al domani sarebbe scoppiato il tuono. Infatti il giorno 4 aprile 1860, all'alba. marna *) batte la nostra porta e ci avvisa che si sentono continue schioppettate in città. Era vero: il Monastero della Gancia aveva dato il segnale al suono delle campane, i Monaci sparavano uniti alle squadre; *) era là il covo dove si era com­binata la rivoluzione. Essi credevano che la città si sarebbe mossa; ma ella stette immota in silenzio come se di nulla si trattasse. U fautore principale fu Riso, morto all'ospedale per causa di una ferita. I primi signori di Palermo mantenevano le squadre tenute per far vivere in soprassalto la truppa. Le schioppettate durarono molti giorni; poi, essendo stati arrestati i capi principali, si sentivano ad intervalli* I sette primi nobili di Palermo furono condotti alla Vicaria; Barone Riso, Duca San Giovanni, Principe Niscemi, Prìncipe Giardinelli, Padre Ottavio Lonza, Prìncipe Monteleone, Prìncipe Pignatelli.s) Arriva Castelcicala 6) giorni avanti. I dodici capi delle squadre,
1) Figura fra i capisquadra dei picciotti in quella località.
2) Camillo sarebbe un De Gregorio figlio di Cecilia Stazzone e cugino di Giulia di Beaumont. Aveva per moglie una Maria Litteria Brunaccini di nobile famiglia messinese che la Beaumont nomina spesso col vezzeggiativo di Lilla.
s) Col nome di marna l'autrice indica sempre la zia Cecilia che l'aveva allevata ed educata; con quello di mamma indica la suocera che aveva accompagnato Paolo e Giulia nel viaggio.
4) Una delle tante supposizioni che furono fatte ma che poi il Riso, nelle sue rivelazioni, amenti recisamente; onde i frati, che erano stati arrestati e carcerati in massa, furono dichiarati innocenti e liberati con sentenza del 12 maggio 1860. (Cfr. F. LA CHINA, Uomini e cose, Vittoria, Velardi, 1893, voL H, pp. 187-203, ove leggesi la sentenza e una vigorosa difesa dei frati scritta dall'Arcivescovo di Siracusa Mons. La Vecchia che, nel 1860, si trovava fra i religiosi della Gancia).
5) La scrittrice fa qualche confusione nei titoli e dimentica di segnalare il Duca di Cesarò, facendo due distante persone di Monteleone e di Pignatelli. infatti, da un rapporto del Luogotenente di Sicilia al Ministro di Napoli, sotto la data di Palermo, 8 aprile 1860, si rileva che l'arrestato fu il Principe D. Antonio Pignatelli di Monte-leone. Nello stesso rapporto si dico che gli arrostati hanno soffiato la rivolta... Essi davansi il nome di Comitato dirigente. Sono stati rinchiusi nel R. Forte di Castellam­mare e Hìiran sottoposti al Consiglio di guerra. (Cfr. in Archivio di Stato di Palermo, filza 1238, n. ).,
6) Francesco Paolo Ruffo principe di Castelcicala, maresciallo di campo e aio Unte generale del Re, aveva sostituito il Filangieri nella carica di luogotenente in Sicilia fin dal marzo 1855. Non si capisce l'allusione della Beaumont so non nel senso