Rassegna storica del Risorgimento
BEAUMONT (DI) GIULIA ; 1860 ; PALERMO ; MILLE (SPEDIZIONE DEI)
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1942
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260 Ugo De Maria
core paterne del Governo, col non essersi lasciata infatuare dai rivoltosi che turbavano la pubblica quiete; e cosi egli ringraziava i buoni cittadini pregandoli a seguire nell'intento virtuoso. Il proclama fa letto con ischcrno e fatto poi a brani. La citta pareva in lutto. Le botteghe chiuse: carrozze non se ne vedeva pur una; e se qualcuno si arrischiava ad uscire per Toledo J) nel proprio cocchio, era additato qual nemico della patria.
Le dimostrazioni poi si succedevano ad una ad una. All'ora prefissa 11 dove tatto era silenzio, nel Cassero guarnito di scimila birri, una moltitudine infinita accalcarsi; i balconi ripieni di gente e tutti gridare unanimi: Fuori il Borbone! Viva Vittorio Emanuele, Viva Garibaldi, Viva VItalia. Poi la folla si diesipava e la polizia restava di sasso. In una di queste riunioni però i birri impazienti tirarono contro il popolo e uccisero tre persone: i Palermitani inghiottirono anche questo; ancora non era suonata Fora di vendicarsi. Le montagne erano inghirlandate di fuochi risplendenti. E la Conca d'oro si poteva chiamare Conca di fuoco. Le famiglie palermitane, diffidenti di questa quiete apparente, popolano i bastimenti. Carri infiniti pieni di mobili, casse, masserizie sono imbarcati; pareva che la citta restasse spopolata all'intutto. Noi del Molo vedevamo questo affliggente spettacolo senza muoverci. Gli zìi dell'Oli -velia non si partirono neppur essi. Lo zio Silvestro 2) un mese prima era stato destituito dal governo che non approvò le misure da lui prese per mantenere la quiete; egli voleva un Intendente senza pietà, un boia e non il padre dei trapanesi che cosi essi lo chiamavano. A lui fu sostituito San Secondo che dovette alle preste fuggire. Don Girolamo Sessa, Gran Prevosto dell'armata e nipote dello zio, mandò ad avvisar e le sue parenti del monastero di Val Verde che non garantiva la loro sicurezza se subito non sortivano. La zia Rosalia dunque, si portò al Molo con Feficia sua cameriera. Rosina Tasca, colla Contessa madre, venivano spesso a trovarci essendo imbarcate sopra un bastimento americano. Io vi andava pure e mi divertiva a parlar seco lei, pensando entrambe della stessa maniera.
L'aspettazione generale fu contentata; Garibaldi il giorno 11 maggio sbarcava a Marsala con 1200 uomini in due piccoli vapori: il Lombardo e il Piemonte. Questa nuova ci colmò di gioia: e l'indomani la dimostrazione si segui taciturna esprimendo però colle risa, colle scappellate e gli abbracciamenti la pubblica contentezza. Nessuno dubitava più dell'esito della cosa... quando a nostra sorpresa Lanza 3) (che era stato sostituito a Castelcicala) pubblica il seguente proclama: Le nostre truppe vittoriose inseguono al di là di Calatafimi i predoni che col Generale Garibaldi erano al Parco; Garibaldi è in foga... Questa nuova ci sorprese oltremodo, stentavamo a crederla. Quando il giorno 27 maggio (la Pentecoste) al suono di tutte le campane, Garibaldi
i) Una delle due vie che si incrociano ai Quattro Canti (Piazza Vigliena) e dividono Ja Città in quattro partì: oggi Corso Vittorio Emanuele. Si estende dal mare (Porta Felice) a Porta Nuova. L'altra via principale che interseca via Toledo prende nome dal Viceré Maqueda. La via Toledo era chiamata anche Cassaro (El-Kaser) perchè conduceva al Palazzo Reale.
a) JJ marchese Silvestro Stanzone era stato intendente (prefetto) della provincia dì Trapani: uomo di religione, abboniva Maniscalco e spesso lottava contro di lui per non seguirne le tiranniche disposizioni. Maniscalco lo fece destituire perchè, dopo le notizie del moto della Gancio, era venuto n patti coi liberali.
3} JJ generale Ferdinanzo Lanza, siciliano, già avanti negli anni era venuto con la facoltà di alter ego e il 18 maggio rivolse ai Palermitani un proclama paterno e conciliativo.