Rassegna storica del Risorgimento
BEAUMONT (DI) GIULIA ; 1860 ; PALERMO ; MILLE (SPEDIZIONE DEI)
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1942
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262
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262 Ugo De Maria
Era vero: si sentiva il cigolio dello catene e i martelli che vi battevano sopra... Fummo investiti di terrore. Ottocento assassini che di nottetempo sortivano in un momento in cui la forza era nulla non era per noi uno dei casi indifferenti. Chi diceva di nascondere qualche cosa di valore che ancora restava (perchè la maggior parte di queste erano sotterrate) marna consigliava meglio andare in giardino... ma io le feci riflettere che era ancor peggio immaginandomi che parte dei condannati sarebbe di là passata. Attendemmo dunque al nostro posto l'esito di'quella notte. Salimmo nel quartino dello zio *) (egli si era finalmente risolto la vigilia di venire ai Molo lasciando forzatamente il suo paradiso dei Pietrazzi 2) perchè di là era sempre il passaggio delle squadre le quali di nottetempo gli avevano chiesto le armi). Si ritirò venuto al Molo nel suo delizioso quartino che noi da più tempo avevamo lasciato, ripigliando la nostra amata camera dell'alcova. Saliti adunque nel quartino, intesimo più distintamente lo scricchiolare delle catene; poi un fragore terribile segui il cader del cancello di ferro ed un'ondata tenìbile di forzati vestiti di rosso si precipitò fuori della prigione indicando ognuno il silenzio e noi, dietro le persiane, ci tenevamo il fiato spaventandoci che questi, ascoltando rumore, ci facessero qualche cattivo tiro. Camillo e Paolo ci indicavano col dito sulle labbra il silenzio; lo zio che non sapeva nulla di tutto ciò, chiamava ad alta voce Menico il suo domestico e Camillo a dirgli: Papà vuol ella farci ammazzare ? parli piano, per carità. La povera Lilla era andata per vestirsi con donna Manetta, quando udendo le catene esce dalla camera e segue noi. La mamma 3) sopra, non diceva altro che: Paolino... Ma Paolo è qua, io le diceva; è qui con Camillo più sicuro di noi. Ed ella, non ascoltandomi si martoriava. Marna mia mostrava coraggio; ma dentro di sé conosceva il pericolo che correvamo (me lo disse dappoi). La zia Rosalia4) e Felicia 5) pregavano il Signore. Maria (l'aiutante di camera) era presa da uno spavento terribile e stava immobile dietro le persiane quando le vien di fare un movimento che produce un leggero rumore: questo bastò perchè Camillo le desse una forte spinta. Si trattava di vita o di morte. Tutto ad un tratto, mentre che quei demoni sfilavano quieti, si gettano a centinaia sul nostro portone. Fummo presi di terrore, quando però ci fu palese hi ragione; passavano alcuni soldati a cavallo e i condannati spaventati: per carità, non ci ammazzate (loro dicevano) che noi siamo poveri condannati. Mentre che la cavalleria, più spaventata di loro, se hi dava a gambe: credendo certo, nel suo terrore, che le parole supplichevoli fossero accenti di minaccia. Intanto noi sentimmo suonar forte il campanello della sala ed entra Girolamo, il giardiniere, dicendo che i forzati sono nel nostro giardino e cortile; ma che non fanno nessun atto di violenza, che anzi tutta la nostra gente o parte di essa è andata a toglier loro le catene; essi li abbracciano chiamandoli loro fratelli e promettono loro di non ammazzare e non rubare più. Lo spavento dunque era finito: noi eravamo salvi e a conferma di questo si aggiunse che tutte le case si
1) Lo zio era il marchese De Gregorio, marito di Cecilia.
*) Pietrazzi., cosi si chiamava una contrada, seminata di grossi macigni che si trova fuori Porta d'Ossuna, dove il marchese De Gregorio andava a villeggiare.
*) Cioè la madre di Paolo Lioy, che là non aveva più stretti legami del figlio; gli si raccomandava, mentre la Giulia le faceva coraggio invano. La descrizione è vivissima.
*) È la monaca uscita dal Monastero di Valverde dietro la insistenza del nipote Sessa, gran prevosto dell'Esercito borbonico.
5) E la cameriera della monaca.