Rassegna storica del Risorgimento
BEAUMONT (DI) GIULIA ; 1860 ; PALERMO ; MILLE (SPEDIZIONE DEI)
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1942
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263
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Garibaldi a Palermo {nel diario di Giulia di Beaumont) 263
aprirono in segno di allegria e gli abitanti del Molo gridando: Viva Santa Rosalia, Vìva Garibaldi, s* incamminarono verso il Cast eli uccio ') dove i soldati lasciarono provvigioni di ogni genere. Colà essi fanno grosso bottino rivenendo alle loro case carichi di masserizie, botti di vino, farina, eccetera. E un'allegria universale: noi stanchi ci ritiriamo a riposare, essendo le ore sette e mezzo di notte e tutto il rimanente della notte udimmo tra il sonno e la veglia il cigolio delle catene.
28 maggio lunedì. Le cannonate e gli spari seguitano; le bombe incrudeliscono verso Palermo. Incendi spaventosi. Si cerca di formare una squadra per la nostra sicnrezza. Viene Adrcs:2) si combina. Le coccarde tricolori sono in petto a tutti. Fa impressione vedere tutti armati chi di stile, chi di pugnale. Ragazzi dì sette anni conio squadrone di soldati; i condannati chi vestiti del suo uniforme, chi all'ultimo gusto. Tatti aventi in mano stocchi e sciabole. Uno di questi, che aveva la sera avanti dormito nella nostra stalla, venne a fare mille ringraziamenti esibendosi di servirci in tatto e per tutto. La giornata la passammo sempre nel quartino dello zio, dietro le persiane a guardare col cannocchiale il Castello e Palermo. Si combatte ancora.
29 maggio martedì.Seguita tutto nello stesso stato. Sbarco di truppe al Castèllo. La sera fucilate vicino a noi. Soldati scendono dalle barche al borgo gridando: Viva il Re. Portano provvigioni al Palazzo. Loro rispondono le schioppettate dai balconi. Le squadre del Molo chiamano all'armi. Battono tatti i portoni: e che gli uomini vengano con noi: chi ha armi sorta fuori gridano essi e bussano al nostro portone per voler sparare dai nostri balconi. Per me questo fu il più. grande spavento che mi abbia mai preso.3) Lilla, marna, la mamma ed io andammo verso la camera da stirare per non sentire più quelle grida. Ad ogni momento credevamo vedere aperta la porta e toglierci per forza Paolo e Camillo, poi i soldati entrare facendo sacco e fuoco. Erano pensieri, terribili. Fecimo scendere i piccoli per esser pronti da un momento all'altro a fuggire. Allo zio però da principio non fecimo saper nulla. Mentre che eravamo in quest'ansia, passano innanzi a noi Paolo e Camillo; quest'ultimo affaccendato ci dice: niente, niente... raccomandatevi Vani... non potè finire perchè Paolo facendo sembianze di ridere: Un bel complimento loro fai, gli disse ed esso allora convenne che non aveva testa in quel momento. Poi, dietro, veniva Monsù Gioacchino *) col fanale m mano che li accompagnava. Essi erano stati a preparare un magnifico nascondiglio per le donne e i ragazzi, mentre che facevano i piani di difesa. Intanto Dio volle che marna, andando verso la strada e sentendo che ancora facevano violenza, ebbe il coraggio di affacciarsi alla finestra dicendo loro: Figliuoli miei, volete voi fard incendiare la casa ? non sapete che se il Castello vede di qui far fuoco ci getta
1) Piccola fortezza vicino al Molo, ch'era già stata sgombrata dai Borbonici.
2) I signori, nei momenti di agitazione, erano soliti assoldare squadre per la sicnrezza delle loro famiglie e questo Adres era una specie di mafioso che, nel 1848, s'era fatto rispettare.
3) Come si vede, i De Gregorio venivano a trovarsi fra due fuochi: ora comparivano loro innanzi le squadre dei picciotti garibaldini ora qualche pattuglia borbonica (siamo in tempo di armistizio fra le parti nemiche). Non mancavano poi i malviventi che si camuffavano da patrioti!* per commettere ricatti, ruberie ed anche asBassimi: celebre fra costoro un Santo Meli che fa poi giustiziato. (Cfr. TJ. DB MAMA, fi magistrato Nicola Schirò, in Giornale d'Italia del 30 giugno 1939-XVII).
4) Con l'appellativo di monsù, a Palermo, sono ordinariamente intesi i cuochi delle famiglie signorili.