Rassegna storica del Risorgimento

BEAUMONT (DI) GIULIA ; 1860 ; PALERMO ; MILLE (SPEDIZIONE DEI)
anno <1942>   pagina <265>
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Garibaldi a Palermo (nel diario di Giulia di Beaumont) 265
ordine per imbarcarsi. Intanto esso ci asserisce che anche il Castellol) a questi giorni sarà sgombro e che il Generale Lanza e Garibaldi ebbero un abboccamento col quale si decise che infino vi sarebbe un soldato a Palermo, il pruno avrebbe ritenuto al Castello, come ostaggi, i sette prigionieri; in modo che se il popolo recasse alle truppe il minimo insulto egli farebbe vedere quei giovinotti (così li chiamava) appesi ai pennoni del Castello. Ma se invece i soldati sarebbero rispettati allora allo sgombro del Castello, al Molo, essi sarebbero consegnali a Garibaldi.
L' 8 giugno continua il passaggio delle troppe borboniche dalle quali parecchi disertano. I soldati borbonici vendono roba rubata a tenuissimo prezzo.
Il 9 giugno, la scrittrice mette piede a Palermo. Tutto il Cassero dai quattro Cantoni fino a i più piccoli sventolanti bandiere tricolori con la Croce di Savoia ! Bovine cagionate dalle bombe e dagli incendi, tremende: pure le botteghe tutte aperte. Le barricate non ancora levate. Ritratti di Garibaldi e Vittorio Emanuele dappertutto. L'altro ieri l'Arcivescovo Naselli2) si portò a visitare Garibaldi nel Palazzo Pretorio. Il Generale gli inviò incontro la sua banda con una compagnia; e, mostrandogli molto gradimento, osservò come l'arcivescovo di Palermo fosse il primo vescovo d'Italia che venisse ad ossequiarlo.
Agli 11 giugno nota: E partita gran parte di truppa e ne parte già ogni giorno; ma non finisce mai. Il Luogotenente Lanza è nel palazzo di Sarumartìno con venti uffiziali: la sera tiene conversazione e fa trattamento di gelati.
Il 18 (domenica) segnala colpi di cannone in mare ed esclama con grande spavento: abbiamo sotto gli occhi una battaglia navale. Ma era un falso allarme: si trattava di una finta manovra navale di due fregate inglesi.
19 giugno. All'alba parte don Girolamo cav. Sessa. Ad ore 16 passa la truppa del Castello. È questo il giorno in cui Palermo sarà veramente libera. I prigionieri Barone Biso, Principe Giardinetti, Duca San Giovanni, Principe Niscemi, Padre Ottavio dei Principi Lanza, Filippino Principe di Monteleone, Duca Ceserò,3) sono a piedi in mezzo alla truppa. La loro vista ci mosse alle lacrime, quando essi, pallidi della prigionia e dal soffrire, arrivarono sotto le nostre finestre e ci salutarono (essendo tutti nostri conoscenti). Camillo esclamò che non credeva di commoversi tanto 1 Molti di questi erano stati suoi antichi compagni di collegio. Le carrozze vanno a prenderli e si fermano sotto le nostre case, mentre che i prigionieri accom­pagnano le truppe fino al braccio del Molo. Essi tornano in trionfo in mezzo agli evviva della moltitudine: abbraccio ai loro parenti festeggienti. Intanto la retro­guardia della truppa è schierata vicino alla, dogana, dirimpetto a noi, aspettando che l'altra s'imbarchi ed avendo sempre l'occhio ai prigionieri che aspettavano il dato Regnale per far camminare le loro carrozze in cui sono già montati. I soldati piemontesi.
*) È la fortezza di Castellamare oggi interamente distrutta.
2) C'è un ritratto di lui nel Museo del Bisorgimento di Palermo. Nel 1866 si fece vivo per la pubblicazione di una lettera in difesa del suo clero accusato dal gene­rale Cadorna di aver dato mano al moto insurrezionale del 16 settembre e durato in Palermo per ben sette giorni, con stragi, incendi e saccheggi
3) Anche in questo secondo elenco la scrittrice sbaglia sui titoli e sui nomi di qualche prigioniero: quel San Giovanni che prima fu principe ed ora è fatto duca, era semplicemente il Cav. Notarbartolo; Filippino poi, principe di Monteleone, si chiamava Antonio, ed aveva tutti i titoli che il Manzoni affibbiava a quel bravo ante-, nato che faceva le famose grida; fra quei titoli e'è anche quello di duca di Monteleone.
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