Rassegna storica del Risorgimento
BASSANO ; UNIT? ITALIANA ; CONGRESSI
anno
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1917
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pagina
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550
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550
G. D. Belletti
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Prima di procedere, è bene stabilire il valore e la portata di questi e dei successivi proclami del generale Bonaparte agli Italiani.
È fuori di dubbio che questi proclami non rispondevano né alle istruzioni, né alle intenzioni del Direttorio, e che sono l'opera personale del generale. Ma, rispecchiavano, almeno, fedelmente il pensiero di Bonaparte? Da alcuni è stato creduto; d.a altri è stato negato recisamente. E certo sarebbe una imperdonabile ingenuità il credere, che il generale Bonaparte, mentre gli Austriaci si sostenevano vigorosamente in Mantova, pensasse sul serio di redimere la Lombardia e di -costituirla in Stato libero e indipendente.
D'altra parte, sarebbe eccessivo pessimismo negare, che il gene-Tale Bonaparte non sentisse una particolare inclinazione per 1* Italia, la terra de'suoi padri. La sua corrispondenza col Direttorio, col quale -non aveva nessuna ragione d1 infingersi, dimostra, ohe egli, fino ad tm 'Certo puiiio, in queste manifestazioni di simpatìa per gli Italiani, era sincero. Ma a noi deve importare non solamente di sapere questo, sì bene dì conoscere anche i motivi, che lo inducevano a scrivere in quella e non in altra forma. E questi motivi, ognuno lo-capisce, erano éssett> -zialmente politici.
Il generale Bonaparte, quando scrive o parla, non ubbidisce sempre a queir intimo bisogno di dar corpo alle idee, ai sentimenti, alle immagini, che popolano il suo cervello, e commuovono o deliziano il suo cuore, come fanno il pensatore, il poeta o l'artista della parola. Egli. invece, scrive o parla, il più spesso, per agire sugli altri, per ottenere un dato effetto: è oggettivo, non soggettivo. Perciò le sue lettere, i suoi proclami, le sue memorie stesse devono essere giudicate con criterio-storico, dedotto dalle speciali circostanze dei momento, sotto l'impero delle quali egli scriveva.
E quand'anche si riuscisse a dimostrare, che, nello stendere i suoi proclami, egli non era sìncero, cb fingeva sentimenti che non provava, ed esprimeva propositi che non aveva,-non per questo quei proclami perderebbero la loro importanza; ne acquisterebbero, invece, una nuova, diversa ma non meno grande di quella, che, per solito, viene ad essi attribuita. Perchè è indubitato, che il generale Bonaparte non avrebbe adoperato un simile linguaggio, se egli avesse creduto, che non sarebbe stato capito e che non avrebbe trovato un'eco simpatica nei cuori lombardi : sopra tutto, se non avesse sperato di ottenerne un qualche effetto utile ai fini della sua politica. Bonaparte, insomma, non era un virtuoso della parola; era un uomo di Stato, e come tale