Rassegna storica del Risorgimento

BASSANO ; UNIT? ITALIANA ; CONGRESSI
anno <1917>   pagina <551>
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H Congresso di Bassotto 951
parlava. Questo linguaggio, adunque, rivolto al popolo della Lombardia, na un graude significato storico : esso ci avverte, che nella coscienza politica italiana si stava operando un graude mutamento, che era utile secondare. Questo mutamento era, più che altrove, visibile a Milano, il focolare più ardente delle idee nuove, ed a Milano bisogna collo­carsi, per rendersi pienamente ragione delle prime manifestazioni del sentimento unitario italiano.
Quali che fossero, allora, i suoi disegni politici sull'Italia, è certo, che il generale Bonaparle non avrebbe potuto attuarli, finche non avesse cacciato l'Austria dall'Italia, e finché non sì fosse liberato dai numerosi nemici, onde era circondato.
La sua azione doveva essere, di necessità, prevalentemente mili­tare. Di qui la spedizione delle Legazioni e di Livorno; la quale ebbe delle conseguenze imprevedute. Il passaggio degli eserciti repubblicani, cinti dell'aureola delle vittorie riportate, elettrizzò le popolazioni del-Tltalia centrale. A Bologna, dove arrivò il 20 giugno 1796, il generale Bonaparte trovò una situazione politica in parte somigliante ed in parte diversa da quella di Milano.
Anche a Bologna, come a Milano, la propaganda massonico-giacobina aveva fatto dei proseliti: basta ricordare Luigi Zamboni e il suo tentativo del 1794, che fu certamente in relazione cogli altri moti rivoluzionari del tempo. Loggie massoniche si erano costituite ad Imola e a Bologna, alle quali facevano capo gli emissari francesi, che venivano in Italia a fare propaganda rivoluzionaria. Non manca­vano, quindi, a Bologna i patrioti, cioè i fautori della democrazia. Ma il terreno era stato preoccupato da altri elementi più temperati.
A Bologna, prima assai che la Rivoluzione francese battesse alle porte d'Italia, gli ordini privilegiati si erano messi in lotta col Sovrano e si erano fatti vindici delle libertà Magnesi, gravemente minacciate dal Piano economico, promulgato nel 1780. Una critica minuziosa, ispi­rata a criteri moderni, astraendo dalla realtà vivente e operante, iso­lando il fattore economico, potrà anche dimostrare, che il cardinale legato Ignazio Boncompagni Ludovisi, l'autore del Fimo, aveva com­piuto un'opera buona e giusta. Ma la critica non è la storia, cioè con­flitto di passioni e di interessi; ed il fatto reale, cioè il fatto storico, è questo, che le riforme escogitate dal cardinale Boncompagni susci­tarono un profondo malumore in tutte le classi della cittadinanza, offesero molti interessi, alienarono molti dal governo pontificio e li