Rassegna storica del Risorgimento

1841 ; AQUILA
anno <1942>   pagina <849>
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La sollevazione aquilana del 1841 849
LA SOLLEVAZIONE AQUILANA DEL 1841
Cinque anni oc Bono, ricorse il centenario della rivolta di Penne: l'anno passato ricorse quello della insurrezione aquilana. A sedare la prima giungeva da Teramo, il 25 luglio, il colonnello Gennaro Tanfano, comandante delle armi della provincia, 0 quale si vantava di aver sedato cinque rivoluzioni. Nella città dell'Aquila egli, in odio al Governo borbonico, 1*8 settembre 1841, tu la vittima principale della insurrezione medesima. -
L'Aquila non aveva preso parte alla sollevazione abruzzese del 1814. Ma in alcuni paesi della provincia aveano destato sospetta vari individui. Infatti i soldati regi, di Gioacchino Murat, fecero prigioni, in quel di Aquila, Cirillo Cocuzzi di Villavalle-iilagna, uomo tarchiato e robustissimo, che, condotto prigione nell'Aquila riuscì a spezzare le funi, ond'erauo legati i polsi, e, abbattuti ai suoi lati i regi, a fuggire.*) A Pacentro furono presi i cugini Gaetano e Pasquale Cercone, Nicasio Galderii, Felice Lucci, Giacomo D'Antino, Tommaso Amicangelo, Bernardo Battaglimi Francesco Sant' Eufemia, Domenicantonio Larocca, Giuseppe Mancini. Anche a Pacentro furono presi Raffaele e Cesare Mancini, Domenico Cercone, Giampelino Mancone, Alberto e Gioacchino Lucci.
La sollevazione del 1814 fu detta dei Carbonari, che da un anno e forse più aveano vendite e baracche nell'Abruzzo, e, come abbiamo dimostrato in un recente saggio, fu a favore di Ferdinando IV, che già avea concessa la Costituzione alla Sicilia, e quindi contro Gioacchino Murat, la cui condotta politica, in quell'anno si vario di eventi, non a tutti piaceva.
In questo saggio è mostrato fino all'evidenza che alcuni Carbonari sollevatisi nel 1814 furono rei di Stato nel 1799, cioè al tempo della prima invasione francese, e avreb­bero potuto nel 1814 tendere a un governo democratico e forse vi aspirarono, ma le condizioni del Regno non erano tali che potessero agire nel senso da loro vagheggiato -)
Centro della rivoluzione fu Città Sant'Angelo: seguirono Penne, Castiglione Messer Raimondo e Penna Sant'Andrea. A Penne ebbero la morte il canonico Domenico Marnili angolano; il medico Filippo La Noce e il tenente Bernardo De Michaelis, di Penna Sant'Andrea. Altre esecuzioni ebbero luogo a Teramo, a Chieti e altrove. A Pescara, un condannato, Michele Ranieri, si tolse la vita nella prigione col veleno. Di veleno o di fame morì nel carcere del Coccodrillo nell'Aquila Gen­naro Sabatini pescarese. Dallo stesso carcere uscì vivo Domenicantonio Toro di Castiglione Messer Raimondo a prezzo, versando hi somma di mille e più ducati. Anche nell'Aquila venne decapitato Gaetano Cercone.
Così anche nell'Aquila, come nella provincia si hanno esempi di una certa continuità politica, perchè tanti di quelli che si compromisero negli avvenimenti del 1814, che furono Carbonari nel 1820, o parteciparono ai moti del 1841 e del 1848, furono rei di Stato nel 1799, e se non essi, i loro parenti. Così citiamo Francesco Panclla atto* Ciccone, Giuseppe Falcone. Fra gli altri gioverà ricordare Domenico Lucci di
') Anche nell'anno 1810 pel tanto avversar che si faceva il governo francese, colti nella loro patria, egli e Vittoriano Serafini valsero in due a percuotere i soldati, darsi alla fuga e salvarsi, nascondendosi... (NICOLA CASTAGNA, La sol/evasione d'Abruzzo nel 1814, Atri, De Arcangelis, 1899).
2) G. DB CAESABIS, La Carboneria nella provìncia di Chieti e negli AbruzaU Tipo­grafia editrice Teramana, 1939.