Rassegna storica del Risorgimento

1841 ; AQUILA
anno <1942>   pagina <851>
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La sollevazione aquilana del 1841 851
il primo fosse arrestato e gli altri sottoposti a mandato a Teramo. Trattatasi la causa, furono sciolti da ogni accusa e rimandati liberi in patria. ')
Vi furono moti anche nell'Aquilano. 2) 11 Governo ne ebbe contezza e ordinò un'inchiesta, ma, come ci assicurava il prof. Vincenzo Capozucco, che ha esaminalo nel Regio Archivio di Napoli i documenti relativi, preferì di mettere un velo su tutto, ovvero ogni cosa a tacere.
Maggiore considerazione merita il tentativo, che Pier Silvestro Leopardi, d'accordo con altri di varie provincie del Regno, fece nel 1833. Egli era a Napoli e godeva la stima del ministro Del Carretto, ma intento a cospirare, preferì la libertà ad ogni altra cosa. Scoperto, si riportò nel nativo Abruzzo, e nell'Aquila fu arrestato la mattina del 7 agosto. Con lui furono arrestati molti altri congiurati, che si mantennero tutti fermi nel silenzio. Prove decisive si ebbero solo per sei individui, tra cui il Leopardi, il quale, presa la via dell'esilio, si recò a Parigi dove rivide lietamente il Pepe, già veduto a Napoli e si mise in relazione epistolare col Mazzini, da cui presto dissenti volendo egli una federazione degli Stati italiani. Di conseguenza non approvò la sollevazione aquilana del 1841.
È il 1837, Tanno dello sconvolgimento politico di Penne, pel quale otto citta­dini furono condannati a morte, uno all'ergastolo, e molti a pene minori. La rivolta, resa agevole dalla paura del colera e dalla persuasione che il Governo faceva avvelenare le fontane, il sale ed altro, non preparata, come si sarebbe dovuto e non seguita da altri comuni, non ebbe l'esito che si attendeva. Ne furono però avvertiti a tempo Giuseppe Marchetti di Rarisciano e Luigi Falconi proprio dell'Aquila. Notizia inte­ressante, specialmente quando si riferisce al Falconi, perchè dallo stato nominativo degl'implicati alla rivoluzione di Penne, si apprende di lui ciò che segue:
Luigi Falconi, proprietario, Aquila;
Nel 1820 fu Maestro dei Carbonari e nel 1833 denunziato per materia di Stato. Fu ordinato l'arresto, ma si rese latitante, e la commissione militare pei reati di Stato decise e lo assolvè come gli altri. Però egli trattava con molti ed ha avuto contatti con vari settari del Nonimestre. Trovasi arrestato per esservi dei fondati sospetti che lo stesso abbia potuto avere corrispondenza coi rivoltosi di Penne,, giusta gli avverti (sic) di gualche imputato agli avvenimenti in paróla, in corrispondenza delle circostanze e de* fatti,
L'insurrezione aquilana del 1841 era stata proparata meglio di quella pennese. Si argomenta dalla gravitò che assunse con la partecipazione di settari dai paesi vicini, dal numero dei condannati e da altri motivi. Di essa erano stati avvertiti a Penne i De' Caesaris, e nel 1845 Giacinto Goffi, ispettore di Polizia, scriveva al Sottin­tendente di Penne:
Conobbe ancora che alcuni giorni prima dell'altro svolgimento {sic) che avvenne in Aquila, esso D. Clemente de1 De Caesaris (sic) ivi si portò ed il fido... D. Luigi Por reca girò alcuni di questi comuni: ... che appena avvenuta ivi la mossa, giunse ad essi de*
*) Paolo Man tri echio e Antonio Caponetri furono condannati a morte dal Tribu­nale militare di Teramo per aver preso parte attiva alla rivolta di Penne del 1837; Filippo Forcella andò esule in Inghilterra, dove l'opero sua non era ignota al Mazzini, che si trovava da un anno nell'isola. (G. DE CABSAKIS, La rivolta di Penne del 1837, Arte della stampa, Pescara, 1940).
2) G. DE CAJSSABJS, Figure abruzzesi del Risorgimento italiano: Domenico De Cae­saris o i suoi congiunti, Casalbordino, De Arcangeli, 1935. (Esaurita In prima edizione di questo libro, se ne prepara la seconda, corretta ed accresciuta). IP. La rivolta di Penne nei 1837 (op. cit.).