Rassegna storica del Risorgimento

1841 ; AQUILA
anno <1942>   pagina <853>
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La sollevazione aquilana del 1841 853
sono state delle fucilate, e che perciò gli altri di loro compagni si sono dispersi nò sanno che ai essi sia avvenuto. Sento che il terrore abbia invaso tutti, onde io sono rimasto isolato in questo Intendenza, ma non ho trasantato (sic) un istante di rassegnare il tutto a S. E. il Ministro della Polizia generale, onde si conosca la triste posizione in cui si è, ed affrettarsi Vinaio della forza militare. L'Intendente F. Caetani.
Le notizie succedea.no le une alle altre sempre più gravi. Nella città tra i rivolu­zionari e gli altri cittadini vi fu un vero conflitto. E però l'Intendente facea seguire alla lettera le notizie seguenti:
Questo rapporto fu fatto ad ore 6 della scorsa notte, e posteriormente sono stato infor-moto che nel conflitto sono rimasti uccisi tre de' malvagi, avendosi però da deplorare la morte di un ottima persona... Per tal fatto forse non è avvenuto altro disastro, ma il perì' colo è grande, perette i detti scellerati sono uniti a molti contadini che minacciano (sic) al di fuori, e. si è sema Vaiato di forza militare avendo voluto l'interino Comandante le armi ritenere nel Castello sudelto la Guarnigione, Caetani.
Altri particolari del conflitto si hanno dalla circolare che l'H settembre 1*inten­dente inviava alle Autorità civili e militari della provincia:
In questa città egli scriveva nel giorno .8 del corrente a circa le ore 22 e mezzo commisero un atroce misfatto, uccidendo il Comandante le armi della Provincia, per attentare quindi alVordinc pubblico. Le loro intensioni però sono rimaste vane, perchè usciti la notte per le strade muniti di fucili ed altre armi, furono ricevuti con fermezza e coraggio da una piccola pattuglia municipale, cui erano uniti pochi cacciatori di linea, e guardie doganali. Nel conflitto furono morti tre degli assassini, altri gravemente feriti, ed i rimanenti si diedero tosto alla fuga.
I pacifici abitanti di questa città, costernati da prima per tale misfatto e pel complotto su- accennato hanno mostrato tutto l'attaccamento al Nostro Amato Sovrano.
Mi affretto a comunicarlo alle SS. LL. acciocché rassicurino gli animi che mai si fossero agitati per tale avvenimento; e ciascuno per la parte die lo riguarda procuri di arrestare qualunque persona sfornita di regolari ricapiti, e sospetta che pervenisse nell'am­bito della rispettiva giurisdizione dandone pronto avviso. 1/ Intendente Gaetani.
Giustamente il Ministro degli affari interni, appena informato dei fatti avvenuti si dolse con l'Intendente della mancata vigilanza, e osservava:
Gravi disordini non possono avverarsi in un momento, senza che precedenti osser­vazioni abbiano avuto luogo. Era quindi della sua saggezza, della sua vigilanza e detta sua penetrazione di rapportare a tempo ai di lei Superiori quanto la Provincia e cotesto Capo­luogo offrivano degno deWattenzione del Governo. Veggo con pena che non abbia ciò pra­ticato, e che il Ministero di'mio carico abbia conosciuto i disordini sol quando erano irreparàbili e già avvenuti.
Intanto il 13 settembre giungeva in Àquila il brigadiere D. Francesco Casella in qualità di comandante delle armi della provincia; e pochi giorni dopo, l'ispettore di primo rango D. Francesco Lubrano, per assistere il Procuratore del Re presso la Gran Corte Criminale: e l'Intendente, ripreso animo, scriveva al Ministro die la pubblica calma non era stata pio turbata. Fino al 28 settembre erano stati messi in carcere 62 individui; il 19 ottobre il numero degli arrestati saliva a 75; cresceva nei dì seguenti.
In questa, il Decurionato dell'Aquila faceva ciò che solevano furo altri decurionati in tali circostanze: Ìntimamente addoloralo degli spiacevolissimi avvenimenti, nominava una Deputazione per esprimere novellamente a Sua Maestà il Re N. S. gl'innati senti­menti di quella fedeltà, che i suoi abitanti nutrivano verso il Real Trono, come retaggio, e che pochi tralignanti aveva n tentato di oscurare.