Rassegna storica del Risorgimento

1841 ; AQUILA
anno <1942>   pagina <854>
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Giovanni De Caesaris
La commissione era composta dai signori D. Bonanno De Sanctis, canonico della Cattedrale, D. Francesco Quinzi, D. Feliciantonio Cannella, D. Amelio Cialente. Essa si portava a Napoli, con un rispettoeo foglio dell' Intendente al Ministro degli affari interni, o della Polizia generale. H 22 settembre era già nella capitale. Il Sovrano si disponeva a riceverla in udienza il 23 all' 1,30 pomeridiane. Se ne dava avviso al Duca d'Ascoli che doveva forse accompagnarli al Sovrano.
Ma i gentiluomini, che con pericoli della loro vita avevano provveduto all'ordine pubblico, meritavano una ricompensa morale. Nei primi di ottobre erano dal Ministro degl' interni rimesse medaglie e croci dell'Ordine di Francesco I al vice brigadiere per quelli che s'erano presentati alla chiamata dell'Intendente, salvo, com'egli diceva, per la divina Provvidenza e per costoro. Il giorno 7 del mese egli ne riferiva e illustrava i nomi al Ministro, con lettera particolare (N. 2252). Erano: D. Cesare Mieheletti, patrizio aquilano; D. Ignazio Pica, patrizio aquilano; D. Ottavio Nardis, patrizio aquilano; D. Feliciantonio Cannella, distinto proprietario; D. Luigi Migliorati, distinto cittadino e legale; Luigi Spaventa, il quale, come guardia d'onore, à ricevuta la Croce di S. Giorgio della riunione; D. Leucio De Sanctis, avvocato ed attuale Conciliatore; D. Luigi De Sanctis, di lui fratello, medico e professore al Liceo; D. Sante Pavone, Usciere presso il Tribunale civile; D. Settimio Leoni; D. Raffaele Leoni, fratelli, di civile condizione con bottega; D. Alessio Ventiquattro, di civile condizione, impiegato in questa Intendenza nell'Ufficio di Polizia.
L'Intendente terminava la lettera, lodando l'ispettore forestale D. Giuseppe Sanino, D. Giuseppe Forani, capo ufficio dell' Intendenza; D. Raffaele Fedeli, altro capo ufficio e segretario della medesima.
Il processo continuava. H 12 febbraio 1842 l'intendente Gaetani scriveva al Ministro che la Commissione militare, dopo aver messo in libertà provvisoria, lasciati a disposizione della Polizia, forse per mancanza di prove nella processura mala maggior parte sicuramente rei di scienza della criminosa associazione, dava principio alla pubblica discussione pel giudizio degli altri 109 detenuti.
Con sentenza del 20 aprile 1842, furono condannati a morte undici cittadini dei quali tre vennero fucilati in Aquila : Gaetano Damiani, Raffaele Scipione e Carlo Curatulo ; vari all'ergastolo, molti a pene varianti da 30 a 25 anni, ai ferri, e uno a 15 anni. Tra i condannati a morte vi fu il Falconi, ma ebbe con altri commutazione di pena.
Nel secondo giudizio tenutosi nell'agosto dello stesso anno furono condannati i contumaci: tra cui Vittorio Ciampclla, patrizio e sindaco della città, Camillo Moscone di Ocre, e Gaetano Lazzaro di Fossa. *)
La città fu trattata dal Sovrano con molta clemenza. Ben diversamente fu la sorte di Penne dopo la rivolta accennata. Era capoluogo del II distretto, e perde tutti gli uffici relativi, che furono trasferiti a Città Sant'Angelo* dove rimasero fino al 1848. Non meno amara e umiliante fu la sorte di Siracusa, che, per essersi sollevata nello stesso anno, fu punita severamente. Cessò di essere capoluogo della provincia e in sua vece fu nominata la città di Noto, che rimase tale fino al 1860. Nell'Aquila fino
*) Fra gli assolti per insufficienza di prove va noverato il marchese Luigi Drago-netti il quale tuttavia fu dal ministro Del Carretto obbligato alla via dell'esilio e relegato a Montecassino, dove il Dragonetti, animo integerrimo di patriota, in compagnia di nomini come l'abate Luigi Tosti e altri, si senti quasi purificato nella fede in Dio e nei destini della Patria.