Rassegna storica del Risorgimento
1841 ; AQUILA
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1942
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856
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856 Giovanni Da Caesaris
servitore di messe in una delle chiese di Chiatti, -0 Sembra che ordisse le sue trame negli ultimi giorni della Repubblica e con tanta astuzia da passare per buon patriota ed entrasse in azione scoperto solo il 13 giugno. -) Acquistò poi importanza dopo la reazione sotto i Borboni e pervenne in ultimo all'ufficio di governatore delinquila, dove per un curioso destino fu ucciso oltre quarantanni dopo in uno di quei mori sporadici, che precorsero il '48. 3)
Giova anche notare come alcuni storici liberali o non, accennarono agli avvenimenti dell'Aquila e al Tanfano. Prima di tutti, il Michitelli di Teramo. Ma l'istoria politica del Reame di Napoli, è storia di congiure e di martiri. Nel 1842 (sic) quel Gennaro Tanfano, comandante delle armi da noi mentovato di sopra (pei fatti di Penne)* passato da Teramo al comando della provincia di Aquila, sempre odiato e mal visto* la mattina (sk) degli 8 settembre, per quella via che mena al Castello, fu, assalito e morto da molte pugnalate (sic). Era il Tanfano un avanzo del vecchio Pxonìo e Mammone e spia di Carolina d'Austria: uomo pessimo di principii e di costumi. La sua morte esser dovea segnale ohe invitasse ad insorgere Montereale, Amatrice e il resto della provincia. Ma vi furono altri morti, altri feriti, e quella insurrezione mancò come tutte le altre.'*)
Il Gualterio si occupa anche lui dei fatti di Penne e dell'Aquila, e del Tanfano. Il quale egli dice - cadde vittima della rivolta, dopo essere stato fedele e costante istrumento dell'assolutismo. Egli veniva assalito e pugnalato in una via della città, mentre riusciva dalla casa di una cortigiana... (sic).5)
Più curioso e interessante e ciò che scrive il Butta, cattolico e guelfo insieme: La Giovine Italia, che già si era resa potente e soffiava dappertutto nel fuoco della rivoluzione, ordì una congiura nella città di Aquila, negli Abruzzi; il capo n'era lo stesso sindaco Vittorio Campanella (sic) e complici principali un Gaetano Lazzaro ed un Camillo Morcone (sic). I quali con sufficiente denaro, forse ricevuto dall'estero, arruolarono più di un centinaio di contadini e vagabondi, avidi di saccheggi e di rapine; e con la speranza d'essere corrisposti da tutto il regno, stabilirono di abbattere il legittimo governo il di 8 settembre 1841, quando la maggior parte delle truppe trovavasi in Napoli alla porta di Piedigrotta.
Il colonnello Gennaro Tanfani, militare fedele ai Borboni, comandava la provincia dell'Aquila, e siccome esser soldato fedele al suo re è stato sempre un gran delitto pe' rivoluzionari, costoro decisero di assassinarlo ; e quell'assassìnio doveva essere il principio della rivolta. In effetti, 1*8 settembre, mentre il Tanfani recavasi al castello (sic) con un gentarme di scorta, i settarii l'assalirono e l'uccisero a colpi di pugnale. Fatta questa prima prodezza corsero alle armi e tentarono di opprimere quella poca soldatesca che trovavasi in Aquila; lu quale in principio si difese e poi prendendo l'offensiva sbaragliò quella marmaglia, uccidendo quattro (su;) assalitori, ferendone parecchi e costringendo il resto a fuggire per quelle eampagne. Però quei fuggiaschi, incoraggiati con parole da coloro che sapevano tenersi lungi dal pericolo, rinnovarono l'assalto e furono battati e messi in foga un'altra volta.
y BENEDETTO CUOCE, La rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, Bari, 1926.
2) PIETRO C'OMETTA, Storia del Reame di Napoli, Losanna, 1849.
3) N. Nisco, Ferdinando II e il suo Regno* Napoli, 1848.
) FRANCESCO MicrrrrELU, Storia delle Rivoluzioni nei Reami delle Due Sicilia, Chiett, Italia, 1860.
s) F. A. GUALTERIO, Gli ultimi rivolgimenti italiani: Memorie storielle, Le Monnier, Firenze, 1852.