Rassegna storica del Risorgimento
1841 ; AQUILA
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1942
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864 Libri e periodici
Alla soluzione di questi dubbi, fioriti sulla comune tradizione, il Lucarelli bn chiamato a soccorso, oltre la nota letteratura, ricca messe di documenti napoletani, baresi. molisani. Un po' al largo, tuttavia, si è tenuto dalla Capitanata, nella quale, pure, in quegli anni, la banda dei VardarellU ricacciata dalla fierezza dei montanari d'ogni parte del cerchio della nativa Val Fortore, si sbizzarrì nelle consuete imprese, battendo, in lungo e in largo, il deserto rotto, qua eia, dalle grosse masserie, affidate dai potenti e lontani padroni a mani mercenarie, pronte alla complicità, con quegli ultimi facinorosi avanzi della seconda insorgenza dell'etti murattiana.
Come bene ha notato il Lucarelli, il Governo borbonico, tornato nel paese con l'intento di ricostituire l'ordine civile e militare crollato negl'interni sconvolgimenti degli ultimi mesi, volle mettere termine a ogni equivoco in fatto di scorritori. separando nettamente gli antichi disertori e reazionari, in qualche modo benemeriti della restaurazione, da quanti, per sfuggire alla comune giustizia, e senza opporre seria resistenza alle forze murattiane, avevano, per loro conto, tenuta la campagna. Separazione tutt altro che facile, come si ebbe presto a constatare con i residui campioni delle bande dei Furia, di Quid, e di altri antichi sostenitori della Carboneria antimurattiana.
Dall'altra sponda, l'equivoco non cessava. Gaetano Meomartino è merito del Lucarelli averne accertati, definitivamente, patria e cognome e molti suoi soci, a esempio, erano ritornati di Sicilia, senz'ai tra aureola che del recente benservito; né è ancor chiaro il motivo per il quale ripresero la via dei campi e dei boschi. Forse, però, per essersi come tanti altri sbandati, rifiutati di rientrare o di rimanere nei ranghi dell'esercito, ora che il Borbone, a loro parere, doveva mantenere il tacito patto della abolizione della coscrizione. L'Anniccliiarieo, poi, si vedeva più rigorosamente escluso, non che da una ricompensa, anche da qualsiasi amnistia, sotto lo specioso motivo della sua passività dinanzi alla caccia della polizia murattiana messagli alle calcagna.
L'uno e l'altro, comunque, si sentivano, si credettero, a lor modo, traditi dalla restaurazione, e, nel comune malcontento, non esitarono ad accostarsi alle fazioni settarie che ben altri rimproveri movevano alla politica borbonica.
A rigore, dunque, nulla di simile a un vero brigantaggio politico, paragonabile a quello degli anni 18091811. Che essi furono, sì, assunti, o, quando si parli dei Varda-lelli, si cereo di assumerli, come mano armata di un moto politico, o, nel caso di Don Ciro, piuttosto come sanguinoso strumento della lotta fra le fazioni: ma questo non ci pare altro che il segno di quel peggior costume, che già si andava profilando fra i settari, rendendo ai Governi reazionari pan per focaccia, di reclutare, come era, del resto, costume delle polizie del tempo, e sin degli stessi eserciti, uomini rotti e arditi, che si arrischiassero a un moto, dal quale i dabben signori, nascosti fra le quinte, coglies-sero, in caso di successo, onore e potere. La sottile distinzione tra i due briganti nei loro rapporti con i settari pare, del resto, sia stata colta assai bene dal Cburch, che, mentre si abboccò con Don Gaetano, mai volle vedere lo sciagurato prete di Grottaglie.
Pare, di politico, in quelle gesta, qualche cosa vi fu. Non precisamente quell'insurrezione proletaria contro i possidenti galantuomini e giacobini che il Lucarelli già volle ravvisare, nella sua Puglia nel secolo XIX, riallacciandola ai futuri moti sociali e operai del resto del secolo, e che ora, con più sortii modo, ritorna a presentare: ma un eerto impulso messianico, verso redenzioni sociali di vago significato, quale, nelle folle diseredate, serpeggia, in momenti di maggiore miseria e più dura pressione di Governo. Impulso, come dicevamo, stranamente deformato dai personali risentimenti dei fuori legge, pronti sempre, per giustificarsi, essi, i nemici di un ordine legale, con la famosa replica del ladro di mare dinanzi od Alessandro, secondo l'incerta legge morale del SUCCOSHO, che eccitava il sublime sarcasmo di S. Agostino.
Certo, dal libro del Lucarelli riescono a pieno provati i contatti tra i due faziosi e la Carboneria, e specialmente nei riguardi deU'Annicchiarico, anche se la linea di documentazione rehtii, per lui, quella dei Memoirs attribuiti al Berthold!. Anche la