Rassegna storica del Risorgimento
1841 ; AQUILA
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1942
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868
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868 Libri periodici
della personalità dell' Eroe nelle sue rivelazioni e nei suoi riflessi; ma se si considera che il tema che l'A. si è proposto e vasto e complesso, e difficile a svolgere e contenere nel numero determinato di pagine di una collana (poiché Garibaldi non solo è qui rappresentato nella sua figura umana e nelle sue molteplici esplicazioni, ma vi è ancor studiato, e precipuamente, nel significato della sua attività politica e militare in relazione con le idee del tempo), si deve convenire che il Valori ha assolto il suo compito come meglio era possibile, ma, soprattutto, con serietà e con scrupolo onesto. Su alcune sue afférmazioni però mi par sia necessario dissentire. Cosi io non direi, in senso assoluto, che nel 1848 l'opera di Garibaldi ebbe nel complesso scarso rilievo. La partecipazione dei volontari garibaldini alla prima guerra d'indipendenza fu indubbiamente meno importante che di poi, ma già sin d'allora rivela, come ha notato il Monti, quell'ostinazione caratteristica di voler combattere ad ogni costo anche quando l'occasione era In meno propizia, unicamente perchè in essi era ben fissa la persuasione che spettasse a loro di raccogliere ogni iniziativa abbandonata dalla monarchia sabauda.
Per quanto riguardai rapporti tra Garibaldi e Mazzini non mi pare che il Valori colga sempre nel segno. Un solo esempio. A suo avviso, Garibaldi rimproverò sempre al Mazzini di non avergli consentito di prendere alla difesa di Roma nel 1849 tutte le leve di comando (p. 152). Ma i rimproveri furono fatti più tardi, alla luce di rancori recenti contro il Mazzini, mentre per tutto il maggio di quell'anno regnò tra i due Grandi la più perfetta armonia. I primi screzi sorti il primo e il due giugno ebbero origine da dissidi aspri fra Garibaldi e Rosselli; ma neanche allora Garibaldi si dolse di Mazzini anzi nella lettera del primo giugno egli chiese di dipendere solo dal triumvirato e nella successiva del due chiese soltanto la sostituzione dell'Avezzana al Rosselli. La mancata nomina, di Garibaldi a capo supremo dell'esercito si deve attribuire soprattutto a considerazioni di indole di politica estera, non ad avversioni personali del Mazzini. Su tutto ciò è interessante leggere la parte HI dell'ottimo studio del Loevinson: Giuseppe Garibaldi e la sua legione nello Stato romano, studio fondamentale sull'argomento e che il Valori avrebbe fatto bene, io penso, a ricordare, nella nota bibliografica del suo lavoro, accanto all'opera, certo non meno notevole, del Trevelyan. Ma questi lievi disappunti e altri che potrei citare non infirmano la bontà della fatica del Valori, alla quale sinceramente auguro il migliore successo perchè, avendo intendimenti essenzialmente divulgativi, è opportuno sia letta dal vasto pubblico di media cultura onde conosca anch'esso i fautori del nostro riscatto nella loro vera realtà, liberati dagli elementi della leggenda e della agiografia.
Di altra natura è il modesto libriccino del De Biase, che fa parte della raccolta di Studi del Risorgimento diretta dai Gentile e Menghini. Non vuole illustrare, servendosi di un'ampia documentazione, che un particolare della vita di Garibaldi; cioè il suo arresto nel settembre del 1849; ma il lavoruccio è indubbiamente utile, perchè di quell'episodio nelle storie generali e nelle biografie garibaldine più diffuse o si tace o si danno versioni incerte e contradditorie. H De Biase dimostra che, dopo il voto della Camera sull'ordine comprensivo presentato dal Tecchio, Garibaldi non fu né rilasciato in libertà nèrimpatriato a Nizza, ove (si dice) avrebbe trova lo sicuro porto . IJ Pinelli, allora ministro degli interni del Gabinetto D'Azeglio, giurista ed avvocato di vaglia, che non di rado svolgeva un'azione prevalente anche su quella dello stesso GapO' del- Governo, convinto che l'opinione espressa dalla Camera fosse erronea e incostituzionale non credette di modificare in nulla la sua condotta, e per dimostrare che riteneva suo dovere tener fermo nell'esercizio dei poteri attribuitigli dalla Costituzione mantenne in arresto Garibaldi, cui fu solo concesso di recarsi a Nizza per uno o due giorni a rivedere la famiglia venendo così incontro ad un ardente desiderio dello JSKO.C, desiderio espresso sin dal primo momento in cui avevo posto piede sul territorio sardo. II Lama nuora si. recò di persona ad annunziargli il favore che gli si concedeva . II trasporto avvenne di notte, alle tre del giorno 11 settembre, sulla regia fregata