Rassegna storica del Risorgimento

1841 ; AQUILA
anno <1942>   pagina <869>
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Libri e periodici 869
San Michele, al fine di evitare ogni causa di chiasso e di tumulto. Ritornato Garibaldi puntualmente a bordo dopo la visita ai suoi (per non prestare occasione, come aveva promesso, a dimostrazioni popolari si era trattenuto il più possibile in casa con la madre e i due figlinoli) gli fu ingiunto di uscire dagli Stati sardi. Il 16 settembre mosse per la nuova terra di esilio, qualche ora prima della convocazione dei collegi elettorali, sul piroscafo da guerra Trìpoli che faceva parte del servizio di corrispondenza postale tra Genova e la Sardegna, il più comodo e di maggior bisso della marina sarda e perciò riservato per le persone più ragguardevoli. Ma a Tonisi Garibaldi non potè sbarcare perchè il Bey si rifiutò recisamente di riceverlo nonostante le insistenze del consolo sardo, il quale addusse l'esempio di più persone gravemente compromesse per motivi politici che erano ospitate a Tunisi. Pare, ma non è accertato, che il Bey negando asilo al difensore di Roma avesse ceduto ai comandi del Governo francese.
Il piroscafo gettò nuovamente l'ancora nel porto di Cagliari il 21 settembre e 11 fu deciso dalle maggiori autorità giudiziarie e militari di assegnare al Generale per sog­giorno La Maddalena, ove egli passò quasi tutto l'ottobre, trattato con ogni cortesia, ma sottoposto non solo a vigilanza ma a limitazioni della libertà personale. Poiché non era utile al Governo sardo trattenere a lungo Garibaldi a La Maddalena, si svol­sero pratiche con l'ambasciata britannica a Torino e si riuscì ad ottenere il consenso perchè egli potesse approdare a Gibilterra, salvo a proseguire Uberamente per l'In­ghilterra ed eventualmente per gli Stati Uniti; ma anche a Gibilterra sorsero nuove difficoltà; e fu allora che l'esule si decise a passar lo stretto e a cercare rifugio in Africa recandosi a Tangeri, che dopo tante vicende e tanto peregrinare, fu per lui, per qualche tempo, il rifugio di pace.
Il breve saggio del De Biase, oltre ad offrirci per iscorcio un chiaro profilo della fisionomia della Camera dei deputati quale era uscita dalle elezioni generali del 15 luglio 1849, ci testimonia della pronta intuizione politica dimostrata sino da quegli anni da Garibaldi che, con il suo contegno remissivo, seppe sottomettersi, senza esi­tazioni e senza rimpianti, alle supreme ragioni della vita del Paese, convinto che era opportuno che egli lasciasse senz'altro l'Italia perchè i tempi di sciagura dovevano esser tempi di raccoglimento e di rassegnazione, non di recriminazioni, di discordie,
di ire faziose.
MASINO CIHAVEGWA.
LUIGI PETEANI, La posizione internazionale di Fiume dall'armistizio all'annessione e il suo assetto costituzionale durante questo periodai Firenze, Casa editrice dott. Carlo Cya, 194Q,, in 8, pp. 166.
Questo studio, che fa parte delle pubblicazioni della Facoltà di giurisprudenza della R. Università di Firenze, si divide in due parti: gli aspetti internazioni! della questione di Fiume, e la persistenza dell'antico ordinamento giuridico dopo l'annes­sione. Di gran lunga più ampia ed importante è la prima, nella quale l'A., in base alle dottrine e alle opinioni correnti fra i cultori del diritto internazionale, si propone di stabilire i seguenti punti: 1) che col proclama del Consiglio nazionale di Fiume del 30 ottobre 1918 effettivamente nasceva un nuovo stato, la cui formazione assumeva la forma di fenomeno giurìdico; 2) che il Consiglio nazionale per quanto governo de facto fu un governo legittimo e con valore internazionale, od esercitò tutti i poteri statali; 3) che il nuovo Stato ebbe un assetto costituzionale, per quanto rudimentale, però un esame giurìdico di quella costituzione non presenta alcun interesse, perchè essa fu in continuo movimento; 4) con la fine della guerra e la scomparsa dello Stato austro-ungarico, a Fiume cessò di esistere la sovranità dell'Ungheria e si ebbe un nuovo ordinamento statale ex novo su territorio ifuÙms. Questa nuova condizione venne rico­nosciuta dalla tessa Ungheria e non solo con la rinuncia espressa a Fiume fatta col trattato del Trianon, ma anche con la convenzione conclusa il 6 gennaio 1919 fra