Rassegna storica del Risorgimento
POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno
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1943
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pagina
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39
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Alessandro Poerio e Giuseppe Montanelli 39
concesso di rivedere adulto quella terra che egli aveva lasciata poco più che adolescente.
Questo scorcio di esilio parigino., dopo la partenza del padre, fu per lui occasione a un profondo e radicale mutamento spirituale. Nella primavera del 1834, era giunto a Parigi dall'Italia Niccolò Tommaseo in volontario esilio; il Poerio che lo aveva conosciuto fuggevolmente alcuni anni prima in Toscana ma non lo aveva avuto in gran conto,*) prese invece in terra straniera a stimarlo e a frequentarlo assiduamente, divenendogli intimo. Oltre ai colloqui letterari, ch'essi intavolarono fra loro e che furono, come sappiamo, sommamente istruttivi per l'uno e per l'altro; argomento precipuo delle loro conversazioni fu sin dal primo incontro la religione. Il Tommaseo, cattolico fervente, trovavasi allora, specialmente in quella primavera del 1834, in uno dei periodi di più intensa euforia religiosa, come testimoniano le sue lettere e le pagine del suo Diario intimo di quei giorni; 2) ivi l'animo suo appare particolarmente disposto alla meditazione e ai rapimenti religiosi; e gli uomini stessi coi quali più assiduamente si intratteneva in quel tempo : il Lamennais, il Pallia, s) il Gioberti, lo Stefani, il Lamartine, erano tali da infervorarlo sempre più in queste sue meditazioni. Naturalmente quell'euforia e quei rapimenti religiosi non lasciavano indifferente lo spirito del Poerio, che in quel tempo era uno dei più assidui frequentatori del Tommaseo e degli altri su nominati.
Niccolò, tutto chiuso nel suo esclusivismo egocentrico quando vergava il suo Diario, non ci ha narrato in esso come e fino a qual punto quelle sue conversazioni di religione scendessero ed operassero nell'animo dell'amico napoletano; si limitò soltanto ad annotarvi, il 7 dicembre del 1834, l'effetto raggiunto : Il Poerio mi legge l'ode al
0 V. IMBRTANI, Tre lettere inedite di G. B. Niccolini, in Giorn. Napol. d. Domenica, 1882, n. 30 (23 loglio), a. 15; e nel cit. voi. A. P. a Venezia, p. 349.
2) A cara di R. Ganipini, 2 ediz. 1939-XVH, Einaudi, Torino. In particolare da p. 175 in poi. Vedi, intorno a ciò, anche il cenno fattone dallo stesso Ciampini in questa Rassegna (1936XTV, maggio, p. 579) nell'avvertenza ad alcune lettere del Poerio e del Tommaseo.
3) paolo Pallia, teologo e orientalista piemontese (1806-37), tradusse le Paroles d'un Croyant del Lamennais, pubblicate dal Tommaseo, nel 1834, con raggiunta delle Considerazioni, Fa grande amico del Tommaseo, del Gioberti (clic ne compianse la morte immatura nella dedica della Teorica del sovrannaturale, 1838). Era stato fervido mazziniano, ed aveva preso parte alla spedizione della Savoia; scrisse anche nella Giovine Italia. Gfr. per tutti : Nove lettere di N. Tommaseo a S. Cento/unti pubblicate da G. Gentile, in Raccolta di Studi di Storia e Critica letteraria, dedicata a F< Flamini da' suoi discepoli in Pisa, 1918, p. 633. Il Poerio, come traspare da tutte le sue lettere, lo ebbe molto caro.