Rassegna storica del Risorgimento
POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno
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1943
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pagina
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41
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Alessandro Poerio e Giuseppe Montanelli 41
Pose una barriera tra il nuovo ordine di vita, ohe in lui si iniziava colla conversione, e il suo passato intellettuale; e volle distrutti gli scritti in prosa e in versi, ch'egli era venuto componendo negli anni giovanili, come un'inutile testimonianza di stati d'animo definitivamente superati. Solo qualche raro componimento poetico d'argomento affettivo e familiare di quegli anni s'è trovato fra le sue carte, forse più sfuggitogli, che deliberatamente lasciatovi.
Senti talvolta in seguito vacillare anche la fede; ma erano piuttosto contrasti momentanei tra il suo altissimo ideale umano e sociale, e la realtà contingente della vita.
Così, dopo quattordici anni di assenza, ritornò a Napoli, profondamente mutato di spirito e ricco di molteplici esperienze acquistate in quelle sue peregrinazioni per terre italiane e straniere, al contatto di uomini, che erano tra i più eminenti nel campo dello scibile umano, ma con un solo sentimento immutato, anzi fatto più saldo e meglio consapevole: l'amore alla patria, all'Italia, che implicava anche l'odio allo straniero e la diffidenza verso i tiranni interni che la tenevano oppressa; che l'animo suo veramente nobile non conosceva l'odio se non solo in servizio dell'amore.
Ma le condizioni del paese in cui giungeva erano molto 'ben diverse da quelle che egli in tanti anni di esilio aveva vagheggiate e sperava trovarvi. D'animo schivo, proclive alla meditazione, avente dell'arte un concetto altissimo e di sé e delle sue possibilità mediocre e pessimistico, pur senza chiudersi in alteri disdegni verso gli amici, amava vivere appartato, contento della conversazione di pochi di essi, ricchi di dottrina e di sapere. Pur non smettendo l'uso della poesia, incoercibile bisogno del suo interiore travaglio, non partecipò affatto alle conventicole letterarie e poetiche del suo paese. Si rivide col suo vecchio amico Leopardi, del quale ammirava l'arte e il sapere; e conversare con lui gli era di non poco sollievo; ma lo poteva frequentare poco, poiché il Recanatese veniva monopolizzato dal Ranieri, come c'informa l'Imbriani.r) E grande fu il suo strazio, quando dopo soli due anni dacché s'erano rivisti, apprese la immatura fine dell'amico, trovandosi egli in provincia di Salerno, di ritorno da Catanzaro, dove si era recato per assistere e coadiuvare il padre in faccende giudiziarie. Giacché, com'egli prevedeva da Parigi anelando al ritorno, *)
i) Nelle citate Tre lettere inedite di G. B. NiccotinU u. 18.
2) In una sua lettera ad A. Ranieri da Vcrsaglia, il 14 agosto 1834: Io desidero molto la patria, anzi più propriamente il municipio; ma forse quando sarò costà, per la naturale infermità del mio vagabondo animo, desidererò la Francia.