Rassegna storica del Risorgimento
POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno
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1943
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pagina
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56
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56 Nunzio Coppola
La comunione della fede, sentita in quel tempo dal Montanelli con l'ardore di un neofita, contribuì moltissimo a stringere saldamente insieme queste due anime contemplative e mistiche, quali fondamentalmente erano; e nelle confidenziali effusioni dei loro cuori, in quel mese circa di convivenza napoletana, essi si accorsero di nutrir uguali aspirazioni ad una patria libera ed indipendente da ogni tirannide nostrana e straniera, e di mirare agli stessi ideali umani e sociali. La brevità del tempo e il fervore di quel primo loro trasporto non permisero neppure che in essi affiorassero gli elementi delle notevoli divergenze dei loro esseri; che, a guardarli a fondo, nature sostanzialmente diverse essi furono; ma, essendo loro mancato il terreno pratico, per dir così, delle loro attività, che solo avrebbe potuto rivelarne a lungo andare i contrasti latenti ed avendo la distanza eliminata l'occasione al sorgere degli attriti, essi credettero in buona fede, nel primo moto dei loro animi gentili, di essere fatti l'uno per l'altro; ma tali essi in fondo non erano. *) .Tuttavia la sorte li volle accomunati anche nell'atto più bello della loro esistenza, sebbene con esito diverso; che, corsi entrambi volontari alla prima guerra d'Indipendenza, v'incontrarono l'uno morte gloriosa nella sortita di Mestre, l'altro onorata ferita nella giornata di Cintatone. Quel che poi, risanato di quella ferita, il Montanelli operò fino alla sua morte, non riguarda il nostro assunto; ma non va taciuto che da molti si ritiene ancora che, se il Montanelli fosse caduto definitivamente
I) Basti qui accennare a qualche tratto dei due temperamenti, nel quale più decisamente differiscono tra loro. Al Montanelli, per esempio, mancava il senso della moderazione e della riservatezza, che era invece nativo nel Poerio. H primo amava mettersi in mostra, far parlare di se, richiamare su di sé l'attenzione degli altri; ambiva il plauso della folla, e per esso clamorosamente operava, indulgendo spiccatamente alla vanita. Gherardo Nerucci ricorda che dopo il ritorno da Mantova, la prigionia e la ferita erano per il Montanelli l'esordio obbligato di ogni suo discorso tenuto sulla cattedra o in pubblico (Ricordi storici cit., p. 318). Con ciò non si intende mettere in dubbio il valore del combattente. A Parigi, esule, in un atto comune per la morte del Manin ai qualificò antico presidente della repubblica toscana: Presidenza inesistente di. mai esistita repubblica toscana: egli fu soltanto presidente di un Ministero granducale (A. D'ANCONA, Ricordi storici cit., p. 280). Tutt'al contrario il Poerio, ch'era il tipo della modestia e della verecondia: schivo, riservato, alieno da ogni rumore. Poeta, lodato dagli amici, pubblicò le sue poesie senza nome. Dotto di varia dottrina, non fece mai mostra del proprio sapere. Cattolico fervente, non ostentò mai la sua fede né per pinzochera vanita, né per sfruttamento utilitario. In lui nulla vi era di teatrale, ma tatto castamente composto e riservato. Si guardi anche alla maniera clamorosa colla quale il Montanelli parti per la guerra: si allontanò dai suoi colleghi e dai suoi scolari del Battaglione universitario, per attrarre su di sé l'attenzione: per far chiasso., insomma; e a quella modesta e silenziosa, che tenne invece il Poerio, rifiutando ogni grado che pur gli veniva di diritto da sue precedenti imprese, per seguire quale semplice volontario il generale Pepe.