Rassegna storica del Risorgimento

POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno <1943>   pagina <57>
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Alessandro Poerio e Giuseppe Montanelli 57
in quél fatto d'arme, come da prima fa creduto meritandosi per ciò l'elogio del Mazzini, la gloria del suo nome risplenderebbe più pura e immacolata nel cielo degli Eroi della Patria. *)
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Ma non fu senza efficacia neppure sullo spirito del Montanelli quella sua andata a Napoli.
La capitale del Mezzogiorno era allora in un periodo di vivo fer­vore culturale. Quella generazione che letterariamente si era educata alla scuola del purismo puotiano, metteva le ali per spiccare voli pfà vasti. Giovani poeti di alto ingegno e di fervida fantasia si dibattevano in arte tra la scuola romantica e la scuola classica, ma non si levavano a grande altezza; tuttavia molti di quegli stessi, ed altri, che alla poesia erano del tutto estranei, si davano con profondità di pensiero alla spe­culazione filosofica con ben altra efficacia. Si rifacevano al Vico, allora per la prima volta compreso e da allora letto, ristampato, commentato e da tutti citato;2) ed abbracciavano con libera critica quanto allora
1) Sul Montanelli molto si è discasso e si 'continua a discutere ancora ; ed è cominciato anche per lui il processo di revisione, coll'intento di capovolgere il giu­dizio, che, per accese passioni di parte, i contemporanei portarono su di lui. Il più importante di tali tentativi, per copia di documentazione e per rigore logico e per profonda conoscenza dell'argomento è quello di NELLO ROSSELLI (G. Montanelli e il problema toscano nel 1859, in Arch. Stor. It., a. XCIV, 1936, n. 4, pp. 163-227. Cfr. anche: 6. LETI, L'evoluzione di G. M., in Nuova Riv. St., a. XX, 1936, fase. 5; e, ivi, a. XXI, fase. 1-2, p. 73, la risposta del Rosselli: Ancora di Montanelli e Cernuschi). Ma se si è fatta opera meritoria sventando le accuse di corruzione e di scarsa pro­bità, rivoltegli dalla intemperanza degli avversari, ed alle quali del resto ormai più nessuno credeva, non del pari potrà riuscirsi a dimostrare che nelle contingenze toscane del 1848-49 il Montanelli avesse dimostrato assennatezza od equilibrio o tatto politico o larghezza di vedute, quali egli aveva più volte vantati e proclamati nella sua attività di agitatore e di pubblicista. Né, per quanto accurato e ricco di particolari importanti, lo studio del Rosselli riesce a persuadere pienamente che il Monta­nelli non abbia avversato nel Sessanta l'annessióne della Toscana al Piemonte. E questa, insieme con la trasmutabilità del temperamento e l'inconsistenza delle opinioni più volte professate, rimane la cólpa più grave del Montanelli; e trova la sua spiegazione nel suo carattere impulsivo, fantastico, generoso, più cuore che testa, congiunto con una grande ambizione di primeggiare, di metterai in mostra; quale appunto ce lo ave­vano descritto gli uomini che lo conobbero di persona, e che gli furono, sotto un certo aspetto, anche benevoli, quali il Giusti, il Tabarrini; e,poco più tardi,quelli che dai suoi coetanei avevano ascoltato giudizi e impressioni, ma li avevano vagliati con senno ed equilibrio e senza passione, studiosi seri e imparziali, quali A. D'Ancona e F. Martini* Un altro tratto caratteristico, o curioso come ivi è detto, del Montanelli si ha nel poco noto libro di L. CODEMO, Pagine famigliari, Venezia, 1875, p. 348; sol quale volume, vedi più innanzi.
2) B. CROCE, Storia del Regno di Napoli, Rari, 1925, p. 240.