Rassegna storica del Risorgimento

POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno <1943>   pagina <59>
immagine non disponibile

Alessandro Poerio e Giuseppe Montanelli 59
tra le sue carte e tuttora inedite, ove ricorre l'abusato tema del contra­sto fra la bellezza della natura e la tristizia degli abitanti:
Quando, o Napoli, penso il tuo sorriso Contaminato di viltà cotanta, Morte grido per Dio chi paradiso
Reso al mortai ti vanta. Non dove più ridono i campi e il sole Ma dove all'alme che l'empireo serra Più s'avvicini la redenta prole
Iddio si svela in terra. E se ravvolta nelle tue tempeste In mezzo a decorato e ignudo gregge Passar rimiro, e in tenebrosa veste Ipocrisia dar legge, No, ricrear non posso il petto irato Nella soavità del tuo zaffiro, Ma volto al monte che ti fuma al lato Quasi dal cor desiro Che un mar di lava sulla tua sozzura Le funebri distese ali roventi D'una progenie sia la sepoltura
Cura (?) e miglior diventi. Se non che del desio l'ala trattiene Di pochi eletti spiriti l'imago, E tu, Alessandro, che di più severe
Età canti presago ! *)
Ma nelle lettere, che da ora si fanno più frequenti, egli tace pruden­temente ogni accenno alle condizioni politiche del paese, per dar piut­tosto sfogo alle rievocazioni dei grati e mesti ricordi del suo soggiorno e dei rapimenti poetici che vi aveva provati:
Penso anche alle tue magnifiche ottave sulla bellezza della Natura che mi recitavi quella mattina che arrivammo insieme sino al Camposanto! Ti rammenti la dolcezza malinconica del nostro colloquio di quella mattina?
I) L'autografo, poco chiaro, si conserva nella Labronica di Livorno. A tergo del foglio che lo contiene sono i seguenti versi, che non so se e qua! rapporto abbiano con gli altri sa riportati:
Ferma il volo omicida, o mia parola! Mi schiaccia il pondo dei rimorsi invano Tento nell'orgie del superbo ingegno Me medesmo obbliar Pentito io sono Sì pentito... ma chi fia che pietoso Mi perdoni le colpe onde son reo?