Rassegna storica del Risorgimento
POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno
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1943
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pagina
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60
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60 Nunzio Coppola
Erano andati ad accompagnare all'estrema dimora uno degli uomini più stimati per sapere e per patriottismo, Matteo De Augustinis,l) morto in quei giorni per le fatiche del Congresso e per i disagi della prigionia sofferta insieme con Carlo Poerio alcuni mesi prima per i fatti di Calabria. Dopo di aver ascoltato l'elogio funebre letto da Innocenzo De Cesare, il quale aveva esaltato il valore scientifico dell'uomo, ma aveva prudentemente taciuto quel che pure correva sulle bocche di tutti, cioè: i sensi liberali dello scomparso, vittima della tirannide, i due amici se ne tornavano soli in città per quella allora suggestiva via del Campo di Marte, discorrendo naturalmente di tutto ciò che la dolorosa circostanza poteva suggerire ai loro cuori di amici e di patrioti.
Ma i rapimenti poetici del Montanelli erano questa volta solo espressioni di ammirazione per i versi dell'amico, giacché per conto proprio egli aveva smesso di farne.
La poesia che ti dissi sol Circo di Verona 2) la corressi; ma non ne sono anco contento, ed ora dio mi guardi da quelli accessi di poesia che mi allontanano dai miei studi consueti, e mi fanno tanto male per la lotta in cui mi mettono fra il dovere e l'affetto.
Infatti era intensamente occupato in quell'anno scolastico, dopo il suo ritorno da Napoli, a dettar le sue lezioni universitarie sull'uso del diritto romano nel medioevo e sulla questione longobarda, e a leggere
*) Matteo De Augustinis, nato il 15 aprile 1799 a Felitto in provincia di Salerno morì a Napoli il 7 ottobre 1845. Fu giureconsulto ed economista di grande valore, di sensi liberali, socio della Pontaniana e assiduo collaboratore del Progresso. L'addomesticato elogio funebre che di lui pronunziò il De Cesare, fu riportato nella Guida dell'Educatore del Lambruschini (Nuova serie, voi. TL Firenze, 1845, p. 350 e ss.) accompagnato da un breve necrologio scritto da Vincenzo Salvagnoli, che gli fu amico e lo tenne in grande considerazione. In esso il Salvagnoli si limitò a presentarlo solo sotto l'aspetto di educatore: ufficio che il De Augustinis compì nobilmente nella famiglia, dalla cattedra e con la stampa. Ma di un più ampio lavoro sulle virtù, sulle opere e sulle sventure dell'uomo, che avrebbero dovuto dar materia a meritate lodi a lui, e. Utile esempio ai suoi concittadini d'Italia, ivi promesso, pare non abbia fatto poi jpiù nulla. Trovo il nome di lui sotto importanti allegazioni forensi insieme con quello di Giuseppe Poerio, del quale fu discepolo. Su di lui vedi anche P. CALA. TJIÌLOA, Pensée et souvenir* sur la liner, contemp. du Royaume de Naples, Genève, 1859-60, II, pp. 415-16; e L. CODEMO ni GEHSTENBRAND, Pagine famigliari, artistiche cittadine (1750-1850), Venezia, 1875, p. 348.
2) Non mi risulta che il Montanelli fosse andato a Verona anteriormente al suo viaggio a Napoli; nò d'altra parte ho notizia di versi suoi sul Circo di Verona, M'ingannerò, ma mi sorge il dubbio che l'espressione quei versi fatti in Verona e poi rifatti in Napoli sia una frase convenzionale adoperata prudenzialmente per indicare la saffica su Napoli, riportata dianzi, e non più rifinita. Conferma il sospetto il fatto che né nelle lettere del Montanelli né in quelle del Poerio vi è mai parola di questi versi su Napoli.