Rassegna storica del Risorgimento

POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno <1943>   pagina <65>
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Alessandro Poerio e Giuseppa Montanelli 65
bandolo; ed il tao modo di fare articoli di giornale è sostanzioso senza perdere quella disinvoltura e quel brio che debbono accompaguare siffatte scritture. Continua e farai molto bene alla causa comune.
Ritornato a Napoli senza aver potuto recarsi in Toscana, di questa terra gli rimaneva sempre vivo il desiderio, ma cosi si scusava colTamico di non averlo potuto appagare:
Quanto ho desiderato e vanamente di poter esser teca. Ma la prima volta che uscirò di Napoli verrò diretto in Toscana, terra della mia giovinezza e delle mie più care amicizie.
E gli rinnovava l'esortazione a scrivere sul Contemporaneo, rac­comandandogli nello stesso tempo di non dismettere del tutto la Poe­sia. Ed il Montanelli, pur avendo smesso di compor versi, riversava sempre più il suo impeto poetico nella attività di pubblicista, la quale rispondeva meglio alla sua natura di scrittore e di agitatore politico. Senza sospendere la sua collaborazione agli altri periodici, fondò per suo conto a Pisa L'Italia, settimanale, di cui affidò la direzione all'amico A. Biscardi; e volendo dare in esso larga parte alle cose napoletane, invitò anche il Poerio a collaborarvi. Ma anche questa volta Alessandro rispose rifiutando, come rifiuterà l'analogo invito venutogli dal Sal-vagnoli e dagli altri amici per La Patria di Firenze; e ne dà le ragioni:
In quanto all'esser collaboratore io stesso, tu sai quanto io sia per natura inetto a simili lavori. Per quel che spetta alle notizie di qua, le vere son tali ch'è impossibile sperar di pubblicarle dov'è stabilita una censura qualunque, ancorché minima. Si mandano a Parigi e sono inserite nel Siede e nellMusonto.
E tarpa le ali alla troppo agile speranza espressa dal giornale del Montanelli sulla fede di alcuni viaggiatori, a proposito di una prossima legge nel Regno conforme a quelle della Toscana e di Roma: *)
Il solo mutamento corregge egli amaramente che si introdurrà in quanto olla stampa si è la soppressione di revisori della istruzion pubblica (i quali solevano essere pia indulgenti) eia concentrazione assoluta della censura ai revisori di Polizia.
l) Nel secondo numero dell'Italia, sabato 26 giugno 1847, in una lunga rassegna sul Movimento della vita politica italiana, a proposito di Napoli si diceva: Oh che fausta novella per tutta Italia, quella che annunziasse il Governo di Napoli entrato anch'esso nella via che già percorrono animosi altri Governi Italiani 1 Se dobbiamo credere ad alcuni viaggiatori venuti ultimamente di là, un cambiamento nella politica Napoletana non sarebbe lontano; si parla d'una legge sulla stampa ad esempio di Roma e della Toscana per riparare alle pubblicazioni clandestine che ogni giorno diventano più spesse; si aspetta con molta ansietà il ritorno del Re; e l'agitazione è grande, e l'indole morale di quei nostri fratelli, vulcanica come la terra che abitano, consiglia a prevenire colle riforme il pericolo di gravissimi guai.