Rassegna storica del Risorgimento

POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno <1943>   pagina <66>
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Nunzio Coppola
Tuttavia qualche scatto del Poerio, pur non destinato alla pubbli­cità e ad insaputa dell'autore, comparve nel giornale. Così quella Lirica civile, che il Montanelli aveva ricevuta fin dall'aprile scorso, ed inseri poi anonima nel secondo numero come modello dei motivi ai quali egli intendeva dovessero ispirarsi i poeti se volevano essere accolti in quel giornale definitosi politico-morale, dicendola scrìtta da un gran Poeta a cui non fu ancora resa la giustizia che merita. Ma il Poerio non gradi il tono esagerato della presentazione:
Mi spiacque che i versi fossero accompagnati da elogi sproporzionati a quel pochissimo ch'io sono, e che si dicesse non essenni stata rcnduta giustizia, il che (atteso la nostra amicizia) pud parere un mio lamento.
H quadro intanto delle cose di Napoli si andava facendo assai fosco; s'intensificarono le persecuzioni specialmente in seguito alla pubblicazione clandestina e anonima della Protesta del Settembrini, nel luglio del 1847. Ignorandosene l'autore, fu creduta opera collettiva di una setta preparatrice di rivolta; parecchi furono arrestati, mentre altri sentendosi sospettati si allontanarono volontariamente dal Regno; tra questi ultimi fu Enrico Poerio, cugino di Alessandro. Ma molto più gravi furono i moti scoppiati in Sicilia e in Calabria: in conseguenza dei quali, alla vigilia della festa di Piedigrotta, furono arrestati di nuovo, per misura economica di Polizia, Carlo Poerio, Mariano d'Ayala e molti altri, e rinchiusi nel carcere di S. Maria Apparente.
Questo nuovo colpo, che s'abbatteva sulla sua famiglia, fece inter­rompere ad Alessandro il viaggio verso la Toscana che egli stava appunto per iniziare in quei giorni, e che non doveva mai più compiere. Mentre la carcerazione di Carlo si prolungava oltre ogni ragionevole previsione (infatti egli potè uscire in libertà solo nel gennaio succes­sivo, alla vigilia della concessa Costituzione), si aggravavano i sospetti e le preoccupazioni della Polizia rendendo sempre più intollerabile lo svolgersi della vita civile. La corrispondenza epistolare privata veniva aperta e le lettere sospette trattenute. Alessandro rinunziò per questo quasi del tutto alle vie normali del corrispondere, servendosi di mezzi particolari e sicuri, consigliando di fare altrettanto anche ai suoi amici di Pisa. Per tal via potè dare una drammatica narrazione del più atroce episodio della insurrezione calabrese, in una lunga lettera che il Montanelli inserì, anche questa anonima, nel suo giornale come corri­spondenza dal luogo: la strage legale operata dal generale Nunziante di cinque giovani: Verducci, Ruffo, Salvatore, Bello e Mazzoni, fucilati in Gerace il 3 ottobre. Dei quali, dopo di aver descritto l'eroico
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