Rassegna storica del Risorgimento

POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno <1943>   pagina <67>
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Alessandro Pocrio e Giuseppe Montanelli 67
contegno innanzi alla morte, cosi concludeva: Misero il paese in cui uomini di questa tempra sono ufficialmente detti scellerati ed infami. Ma o* generosi Giusta di gloria dispcnsiera è morte .
H Montanelli intanto verso la fine di ottobre si recava a Roma, per chiedere alla Roma di Pio IX se quello {il Vaticano) fosse fosforo di sepolcreto, o sole nascente;*) ed il Poerio ne aspettava notizie dirette, che o non gli furono mandate o non ci sono state ser­bate; mentre continuava a corrispondere coll'amica dandole, sempre per via straordinaria, notizie di mutamenti di cariche e di uffici operati da Ferdinando H nella compagine del suo governo sotto la pressione della pubblica opinione, che per vie dirette e indirette cominciava a farsi sentire sempre più viva, e non era lontano il giorno in cui avrebbe finito col trionfare. Infatti in seguito ài moti di Palermo, estesisi in tutta la Sicilia, e alla ripercussione che se ne ebbe sul continente, Ferdinando II concesse il 28 gennaio del 1848 la Costituzione.
Il Montanelli, alla notizia, esultò; non gli pareva vero di poter seri-vere all'amico liberamente senza tema di incappar nelle maglie della censura; e avrebbe voluto, al braccio con lui, salutar la bandiera ita­liana, finalmente spiegata! E il pensiero gli correva alla redenzione della Lombardia, e al comune amico Tommaseo, il quale, mentre essi can­tavano gli inni della libertà, languiva in carcere a Venezia.
All'esultanza pubblica, pur fra gli strazi delle sventure domesti­che, si associava anche la Lauretta, la cui gioia per le vicende patrie era accresciuta dalla notizia della caduta dell'esoso Luigi Filippo; e in questa circostanza volle richiamare alla mente dell'amico napole­tano il giorno in cui da una finestra d'una casa in Parigi avevano insieme applaudito al tirannello colla speranza che sarebbe stato il liberatore dell'Italia oppressa. Ma il balordo tirannello aveva tradito non solo il suo passato e il vessillo inalberato per giungere al potere, ma anche le speranze che i patrioti italiani avevano riposte in lui per le sorti del proprio paese. Come gli sta bene concludeva a quel briccaccione di aver finito come uno stolto, un cretino. Ella però non, era pienamente persuasa della buona fede dei tiranni divenuti liberali per forza. Tuttavia, tanto lei che il Montanelli volgevano le loro speranze a Napoli:
Che fate voi Napoletani? Tutti guardiamo costà. Se il Piemonte sta fermo, potrebbe da Sicilia e da Napoli partire una grande iniziativa popolare.
1) Memorie cit., voL II.