Rassegna storica del Risorgimento

POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno <1943>   pagina <68>
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68 Nunzio Coppola
Ma gli eventi precipitavano; e la guerra d'Indipendenza era dichia­rata proprio dal Piemonte. Masse di volontari accorrevano da tutte le parti d'Italia nella pianura lombarda. Da Pisa negli ultimi giorni di marzo muoveva il battaglione di quelli studenti universitari con a capo i loro professori. La Lauretta il 31 marzo annunziava all'amico anche la partenza dei due suoi figliuoli, del Montanelli, e del genero Luigi Fan-toni, e diceva d'esser pronta, coi bauli già fatti, a recarsi in Lombardia anche lei con la figliuola, per trovarsi, in caso di guerra, più vicina ai propri cari:
Che grande spettacolo è questo di vedere correre da tutte le parte armati per liberare questa nostra patria dai barbari.
Alessandro intanto alla notizia dell'imprigionamento del Tommaseo, aveva diretto a costui alcuni versi, nei quali dopo di aver deplorato che il giogo straniero gravava ancora sul suolo veneto e lombardo, cosi esortava a muovere in aiuto degli oppressi:
Su, su, moviam, costretti Da quell'ira, che puote e mai non 1 angue;
Moviam, da quante il sole Piagge saluta dell'ausonia terra;
Come un sol uom, che vuole, Moviamo a certa, sacra, ultima guerra!
Quando tutta la bella Contrada di stranier libera fra,
L'italica favella Sarà tutta di gioja un'armonia.
E alle parole faceva seguire i fatti. Quando il Tommaseo, liberato dal carcere e divenuto membro del Governo provvisorio della Repub­blica Veneta, gli scrisse il 25 aprile, perchè si cooperasse, mercè l'inter­vento del fratello Carlo che egli credeva tuttora ministro, di ottenere dal Governo napoletano il soccorso di una nave da guerra per la Repub­blica, Alessandro non solo patrocinò presso i ministri napoletani la richiesta, ma fece stampare la lettera dell'amico, seguita da nobilis­sime parole di esortazione al popolo, in un foglio volante largamente distribuito per le vie della città.u E quando poi il corpo di spedizione, deliberato dal Ministero Troya, partì agli ordini del generale Pepe, anch'egli Incurante dei suoi gravi malanni, dopo di aver rinunziato
*) Vedilo riportato dall'lMBRiANr nel voi.: A. Poerio a Venezia, p. 351; ove è anche la lirica dalla quale sono stati tolti i versi su riportati, p. 3.