Rassegna storica del Risorgimento
POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno
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1943
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pagina
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69
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Alessandro Poerio e Giuseppe Montanelli 69
all'ufficio offertogli di incaricato di affari presso il Governo francese o quello toscano, si imbarcò il 4 maggio per fare il debito suo, in quella guerra di liberazione.
La partenza per la guerra dei due amici diradò il loro carteggio: qualche lettera anche, in quel trambusto, andò perduta; ma dalle superstiti si rileva che i loro cuori erano sempre vicini.
Nella giornata di Curtatone cadde morto Pietro il figliuolo della Parrà, e accanto a lui, gravemente ferito il Montanelli, che rimase poi nelle mani del nemico. La prima notizia che se ne diffuse, fu, com'è noto, che fosse anch'egli morto; poi se ne dubitò; poi fa data ancora per certa. E per tal l'ebbe il Poerio, ai primi di giugno, mentre da Venezia si recava incontro alle truppe napoletane; e così ne scriveva alla madre da Ferrara il 10:
Questa alternativa di forti emozioni, trattandosi di una così nobile vita e cosi importante all'Italia ed a me sì cara, potete immaginare quanto mi abbia scosso. Ad ogni modo, è conforto il pensare, ch'egli (s'è morto) è caduto gloriosamente per la salute e la libertà d'Italia
e conclude dopo aver riportate le parole rivolte dal Montanelli al capitano Malenchini: Anima grande e tenera e buona, abbiti pace nel Cielo, e culto perenne nel cuore d'ogni vero Italiano.
Ma quando, di lì a qualche giorno, giunse la notizia esatta che il Montanelli era soltanto ferito e prigioniero, egli scrivendone a sua madre mostrava quanta gioia avesse di saperlo vivo, velata solo dal rammarico della morte del figliuolo della Parrà. E quando finalmente lo seppe restituito dalla prigionia volle subito comunicargli il giubilo che ne provava con la sua del 15 settembre, che è anche l'ultima forse, scrittagli:
Una delle più desiderabili, delle più care, delle più invocate consolazioni ch'io potessi avere in questa declinazione precipitosa della fortuna d'Italia, era il saperti libero e rimpatriato. Credi pure ohe neppure quando più spontaneo mi sgorga il verso dall'anima potrei esprimere quel che provai nell'ai ternar di notizie sul tuo conto ora del tutto funeste, ora lanciami qualche barlume di speranza, ora così dubbie e contradditorie da stancare l'inquieto pensiero.
Il Montanelli, rimpatriato in virtù dell'armistizio Salasco, si buttò a capofitto nelle agitazioni politiche. Eletto deputato al Parlamento toscano dalla sua Fucecchio, fu inviato dal Ministero Capponi quale governatore di Livorno, sconvolta dalle intemperanze demagogiche del Guerrazzi. Né si può dir davvero che in quell'ufficio mostrasse tatto e senno politico, e capacità amministrative; né certo, era cosa facile;