Rassegna storica del Risorgimento
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1943
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118
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118 Libri e periodici
politica di quegli uomini; anzi, per la trascendente universalità di proposti, tende 8 rendere rigidi l'uno e l'altra. Cosi, per esempio, quando, nel 1842, con un coraggio, che ai collaboratori dovette sembrare leonino, Saverio Vitati e Francesco Scaglione osarono, sprezzanti dell'indifferenza beffarda, che ben si attendevano dalla massa dei comprovinciali, fondare il foglio periodico scientifico letterario TI Calabrese nel programma vergato da F. S. Salti, insieme alla più universale affermazione di italianità, suggellata dal nome di Dante, faceva capolino il proposito, tutto calabrese, di un'assoluta indipendenza di giudizio, si auspicava la coltivazione degli studi di storia locale, e, a dispetto del titolo di scientifico dato al periodico, non si prospettava un'altrettanta ricca attività di speculazioni economiche, statìstiche, pedagogiche, quali sarebbero, sicuramente, rientrate negli schemi e nello stile della coeva pubblicistica toscana, piemontese o lombarda.
Tanto più commovente, quindi, l'anelito unitaristico e nazionale, espresso dalla società colta di Castrovillari, quanto meno giustificato da convincimenti terrestremente politici, da considerazioni contingenti relative a quei problemi della vita provinciale, che sarebbero, in quell'analisi, apparsi solubili soltanto nell'ambito della realtà politica della più grande patria. Certo, ad avviare gli animi a .quella completa soluzione dei problemi nazionali, l'unità, che sembrava ancora scarsamente realistica a latiti begli ingegni e anime oneste della restante e più colta Italia, giovava il sempre vivo risentimento, nelle Calabrie, verso la dinastia borbonica, apparsa, generalmente, in quei decenni di restaurazione, e in quell'angolo del Regno, nella più truce veste d'inintelligente repressione dei novatori, e di favoreggiamento di funzionari prevaricatori, nonché quel certo antico spirito repubblicano, che meglio si addiceva al carattere di vivace indipendenza dei montanari. Ma il modo repentino, con il quale quei sentimenti, lungamente covati, eruppero a concreta ribellione, sotto la spinta di molto modeste controversie locali tra le vecchie e le nuove autorità sorte dai preliminari di attuazione del regime costituzionale, non si spiega senza quella preparazione degli animi, attraverso una disciplina filosofica e poetica, a concepimenti di maggiore ampiezza di quelli concessi dalla presente condizione politica e senza la decisione: e la tenace irruenza del temperamento calabrese, alieno dai mezzi termini, e disposto ad avanzare, sino in fondo, una volta impegnato nell'azione.
Quel modo e quel moto, come riconosce lo stesso Muraglia, tracciando il quadro delle reazioni locali di fronte all'otto sovrano del 29 gennaio 1848, mal si legano a una aspettazione dello stesso, ohe, in fondo, la politica di Ferdinando non poteva autorizzare. Onde è forza intendere più remote e oscure le radici, meno efficace, anche se significativa, l'influenza esercitata dalle amicizie napoletane di alcuni esponenti del moto di Castrovillari, amicizie, d'altronde, nella frazione liberale di più arditi propositi e di intenzioni schiettamente unitarie.
Il mediocre contrasto sorto fra le autorità a proposito dello scioglimento della vecchia gendarmeria e della posizione assunta, nell'ordine nuovo, dai capi della Guardia Nazionale può sembrare movente sproporzionato dell'atteggiamento di ribellione nel quale presto si pose il Comitato castrovillarese di fi-onte, al Governo Centrale; ma si deve riflettere che quelle nienti infiammate, quelle teste dure, mal disposte a cedere, congiungevano, e non senza ragione, in una sola constatazione di latente malafede borbonica, le resistenze locali di elementi reazionari e di rappresentanti ufficiali del potere locale, e le difficol tà, nel in qnal i si svolgevano, a Napoli, i primi atti della vita costituzionale del paese. A provocare, in fine, la rivolta aperta, armata, come dicemmo, la sin allora nascosta fede in un più alto destino nazionale, fomentata, pio che dalla propaganda mazziniana, della quale, almeno dai clamorosi processi, e dallo esplicite manifestazioni letterarie dei maggiori responsabili, si hanno troppo vaghi e incerti indizi, da quella preparazione umana e culturale, ohe ebbe nel L'Occaso un sensibile rappresentante.
Nel processo che ne seguì, come osserva il Miraglio, non si ebbero sfoggiati atteggiamenti di eroismo, del resto poco compatibili con la condotta di uomini, che
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