Rassegna storica del Risorgimento
anno
<
1943
>
pagina
<
119
>
Libri e periodici 119
all'insurrezione erano stati trascinati da momentaneo entusiasmo, non dal freddo calcolo di una cospirazione. Come anche, quella prudenza forense, il negare e cavillare di fronte a prova schiaccianti, rientravano nel costume legalistico della borghesia meridionale e nella persuasione dell'opportunità di sottrarsi, in qualche modo, alla presente persecuzione, in attesa di nuovi immancabili eventi, che avrebbero reso possibile ai patriotti un miglior impiego, e più fruttuoso, di un eroismo altrimenti sciupato nelle astratte e pericolose affermazioni di principio dinanzi a tribunali, che, pur non mancando di garanzie legali e di pubblicità, agivano, di necessità, sotto l'impulso dei presenti timori e delle reazionarie istruzioni dei governanti napoletani.
Né il calcolo era errato, se tutti i compromessi, che non poterono, in buona parte, sfuggire alla condanna, rientrarono, però, finalmente nel Regno, con l'amnistia del 25 giugno 1860, per partecipare, alcuni dì essi, alla nuova vita amministrativa e politica dell'Italia unita. Men felice il L'Occaso, che mori nell'esilio.
L'ampia analisi della sua opera di studioso e di letterante, che ci presenta il Mira-glia, esorbita, veramente, dagl'interessi storiografici dei lettori di questa Rassegna, ma pur giova a complemento di quella indagine sui motivi ideali del moto castro-villarese, che ci siamo sforzati di rappresentare in succinta e, speriamo, non oscura
brevità. .
POMPEO FALCONE
Epistolario di Nino Biado, a cura di EMILIA MORELLI, voi. II (1861-1865); Roma, Vittoriano, 1942-XX, in 8, pp. 486, L. 60.
Al primo volume che contiene le lettere dal 1847 al 1860 fa seguito ora questo secondo che va fino al 1865.
Codeste date determinano di per se stesse due periodi ben distinti della vita di Nino Bixio: il primo nel quale egli sfolgora in tutto l'ardore garibaldino; e l'altro, nel quale il navigatore irrequieto ed il valente capitano di bande conduce la propria esperienza e la propria azione sopra un terreno più regolare, nell'alveo stesso della monarchia vittoriosa, ritenendo con ciò di servire meglio agli interessi della patria e di non venir meno, per questo, ai vecchi ideali, ne tanto meno all'amore e alla fedeltà verso Garibaldi.
Questo secondo volume si apre con una lettera, in data 1 gennaio 1861, dalla città di Genova, dove Biado si trova convalescente per la rottura di una gamba riportata al passaggio del Volturno.
Seguono altre 320 lettere, di cui circa un terzo inedite: l'ultima di esse, del 18 dicembre 1865, Ss fa trovare Nino Bixio* dopo tanto e vario peregrinare, di nuovo a Genova, preso, ma non troppo, dallo vicende elettorali di quei giorni.
I corrispondenti di questo epistolario sono notevoli per numero e per qualità, e ciò non deve sorprendere, tenuto conto della personalità del Bixio e degli uffici coperti e delle missioni adempiute in Italia ed all'estero in questi cinque anni. Campeggiano nella corrispondenza per importanza i nomi di Garibaldi, di Cavour, di Manfredo Fanti, dì Giovanni Lanza, di Agostino Depretis, di Marco Minghetti, di Augusto Elia, di Silvio Spaventa e di Ruggero Bonghi; e per numero si notano i nomi di Giovanni Guerzoni, di Gerolamo Ramorino, dei familiari Bixio e Parodi, e soprattutto della moglie Adelaide.
Le lettere scritte a lei rappresentano le note più simpatiche nell'armonia di questa raccolta, e mettono in evidenza, por il biografo, un Bixio intimo, tutto amore e giocondità per la sposa e per i figli, in una luce viva e calda di umanità che attrae, commuove e conquista.
Però l'importanza di questo epistolario non è sol tantq biografica, ma anche storica, poiché vicende diplomatiche e parlamentari, e condizioni politiche o sociali del nostro paese in questi anni traggono da questa raccolta di lettere efficacissimi elementi di precisazione e di chiarimento.