Rassegna storica del Risorgimento

anno <1943>   pagina <122>
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122 Libri e periodici
Mar Rosso, sollevò incertezze e speranze diverse nel pubblico e nelle stampa italiana. Alla convinzione, dominante in principio, che la spedizione fosse organizzata per vendi* care l'eccidio di Bianchi, a poco a poco si sostituì quella che fosse diretta alla ricon­quista del Sudan, in collaborazione con 1* Inghilterra. Di qui le grandi speranze e gli entusiasmi suscitati nel pubblico italiano, speranze ed entusiasmi che dovevano ben presto tramontare in seguito alla caduta di Khartum e alla successiva inerzia inglese. L'A. dopo aver esaminato in un primo capitolo le manifestazioni della stampa italiana, l'azione e le dichiarazioni del Governo, ricerca la spiegazione degli avve­nimenti nella politica inglese rispetto al Sudan. H Governo di Londra aveva già adocchiata quella vasta e importantissima regione, allora dipendente dall'Egitto. Per impossessarsene segni un piano machiavellico: quello di astenersi dal conflitto scoppiato in seguito all'insurrezione del Mahdi, in modo che la regione cadesse in mano di quest'ultimo, per ritogliergliela in un secondo tempo. D'altra parte l'Inghil­terra temeva le mire della Francia e del l'Abissi ni a: per contrastarle e mandare a monte i loro disegni favori la spedizione dell'Italia a Massaua, facendoci sperarein un primo tempo la cooperazione nella riconquista del Sudan, e lasciandoci poi in una situa­zione precaria e pericolosa.
Questa, in breve, la tesi dell'A., la quale, sia nell'insieme sia nei particolari lascia il lettore perplesso. Anzitutto si può osservare che nell'esame delle inten­zioni e delle direttive politiche di una nazione è necessario fondarsi sui documenti più che sulle opinioni degli altri. Si potrà rispondere che spesso non si vanno a divulgare ai quattro venti le proprie mire segrete: però, quando si siano bene sta­biliti i fatti, è più facile ricercare quelle mire segrete nelle dichiarazioni e nella con­dotta di chi agisce, che nelle supposizioni degli altri. Inoltre in una questione di fondamentale importanza, quale era quella del Sudan per l'Inghilterra, occorreva ricorrere anzitutto alle fonti e alla letteratura inglese. Invece l'A. si è attenuto soprattutto alla letteratura francese e a quella italiana, ed è naturale che la prima risenta delle gelosie e delle rivalità coloniali, e la seconda si attenga soprattutto a quello che riguarda noi.
In fine non bisogna dimenticare che l'Inghilterra, con i suoi possedimenti in tutto il mondo, doveva tener conto di troppi elementi, di troppi fattori, di troppe opposizioni, effettive o virtuali.
Quindi in ogni questione non poteva badare soltanto agli avvenimenti e agli sviluppi locali, ma doveva fare una politica mondiale.
Proprio la questione sudanese al principio del 1885 ce ne offre un esempio. Vi era allora quella conferenza di Berlino che legiferava sulle cose d'Africa, e nella quale si era formata l'intesa francotedesca per bloccare la politica di Londra. Inoltre in quella stessa epoca si riacutizzava la rivalità anglo-russa in Afghanistan. Il Governo di Londra, posto di fronte a queste varie difficoltà, doveva temporeggiare su un fronte per combattere efficacemente su un altro.
Se l'A. avesse tenuto conto di queste circostanze, vi avrebbe trovato i motivi attendibili della politica sudanese praticata in quel momento a Londra.
Fatta questi rilievi, bisogna però riconoscere giusto il punto di vista dell'A. di
considerare la nostra politica eritrea non solo in rapporto all'Abissinia, ma anche
al Sudan. .
AUGUSTO TORRE
FEDERICO CURATO, La Conferenza della Pace 1919-20; Milano, Ispi, 1942,2 voli, in 16, pp. 698, 510.
Alla Conferenza di Parigi e ai trattati da essa preparati sono stati attribuiti tutti i mali del dopoguerra. Il sistema di Versaglia ò diventato quindi il bersaglio di molte polemiche politiche, col risultato che spesso gli Ò stato attribuito quello ad esso non appartiene.