Rassegna storica del Risorgimento
DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; CAVOUR, CAMILLO BENSO DI ; SALMOUR,
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1943
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pagina
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155
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Cavour e i Borboni di Napoli 155
nuovo 15 maggio. Bisogna finirla con la dinastia dei Borboni. Se non facciamo da noi è follia che altri faccia per noi. La Francia non può far la guerra a Napoli, ma può aiutarci quando il popolo avrà manifestato la sua volontà. Il Piemonte non fa la guerra ai Principi italiani, ma all'Austria; tocca ai popoli rovesciare le antiche dinastie.*)
Cavour doveva essere concorde in tali sentimenti tanto vero che si mostrava talvolta più spinto dell'antico discepolo di Mazzini. Monarchico e legittimista in Piemonte, si sentiva fuori libero di agire come gli pareva utile e necessario all'Italia, spogliandosi da ogni pregiudizio per minare i troni dei vecchi principati della penisola. Quindi nell'Italia centrale era ricorso alla rivoluzione, provocandola con la Società Nazionale, non solo, ma aiutandosi perfino con la diplomazia.
Giustamente il Salvatorelli nota che la politica Cavouriana era un. Giano bifronte: fronte rivoluzionario verso i popoli insorgenti e i vecchi Governi italiani, fronte conservatore verso le classi superiori e i Governi europei. Cavour non aveva esitato ad affermare, nel memorandum del 1 marzo '59 all'Inghilterra, quale principio della civiltà moderna, che non è Governo legittimo quello che non sia accettato se non con riconoscenza, almeno con rassegnazione dai popoli, e in un discorso aveva riconosciuto giusta l'insurrezione, poiché non si poteva negare alla società il diritto di reagire contro la mala signoria dei Governi, quando questa mala signoria avesse raggiunto un certo limite. 2)
L'11 aprile lo statista aveva scritto al Boncompagni, ministro accreditato a Firenze presso la corte dei Lorena, che rotta la guerra rivolgesse senza indugio una nota al Governo granducale per stringere un'alleanza offensiva e difensiva col Piemonte, dichiarando, senza indugio, guerra all'Austria e mandando l'esercito, se non nello Stato sardo, almeno al confine . Fin qui le istruzioni erano simili a quelle date al Salmour, ma poi cambiavano di tono: se il Granduca avesse rifiatato bisognava rovesciarlo con un pronunciamento militare e poi stabilire un Governo provvisorio il quale doveva preoccuparsi dell'avvenire e proclamare la dittatura di Vittorio Emanuele.
Poiché il Boncompagni aveva mostrato repulsione per questo procedere illegale specialmente da parte di un diplomatico, Cavour aveva ribattuto: Confesso che sono un po'1 meno semplice di voi ed ho una coscienza (nelle cose politiche) un po' più larga della vostra .
1) La FARINA, Epistolario, Mi limo, 1869, voi. II, p. 181.
2) SALVATORELLI, TI pensiero politico indiano, dal 1700 al 1870, Torino, 1935, p. 330.