Rassegna storica del Risorgimento
DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; CAVOUR, CAMILLO BENSO DI ; SALMOUR,
anno
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1943
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pagina
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157
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Cavour e i Borboni di Napoli 157
fine unitario. In sostanza il gran ministro voleva a Napoli un Governo proclive a secondarlo e infatti, pur ventilando l'idea dell'alleanza, egli si riservò di stabilirne i termini e le condizioni.
Cavour poneva cosi Francesco II in un dilemma inesorabile: con 1 accettazione delle sue proposte il reame sarebbe divenuto, se non vassallo, almeno politicamente subordinato al Regno di Sardegna, coi rifiuto il Re si sarebbe definitivamente alienato l'animo dei liberali, mettendo il reame in una posizione completamente antitetica alla corrente italiana, il che avrebbe provocato, o almeno affrettato, la rivoluzione. Bisogna qui riconoscere che non aveva torto Francesco II nel mandare a dire a Pietroburgo che il Piemonte voleva Valleanza con lo scopo di far rivoltare Vinismo!
Il rifiuto del Re era prevedibile e così crediamo lo dovette ritenere Cavour che, dalla minuziosa e frequente corrispondenza del Gropello, aveva compreso l'indole e il pensiero del monarca. C'è quindi da domandarsi se le vere intenzioni di Cavour fossero sincere o egli non tentasse di spingere il Re napoletano in una netta e chiara posizione di antagonismo verso le idee nuove, tanto da incoraggiare la rivoluzione. Questa supposizione non è da escludere poiché Cavour sapeva che il pensiero di Francesco II non si scostava da quello paterno, quel pensiero cioè scolpito in poche righe da Benedetto Croce :2) un Regno indipendente dall'estero, estraneo tranquillo e chiuso in sé, nelle cui faccende nessun altro stato avesse da immischiarsi, che non desse noia agli altri e non ne permettesse a sé . Francesco II scrive ancora il Croce inaugurò il suo regno ripetendo come un'eco (mentre Piemonte e Francia guerreggiavano con l'Austria):Io non so che cosa significhi indipendenza italiana; io conosco solo l'indipendenza napoletana. E l'autore aggiunge :Una monarchia, animata da questi convincimenti, guidata da queste regole, non avrebbe potuto favorire il movimento nazionale italiano se non quando fosse stata presa dalla vertigine del cupio dissolvi; e perciò, organicamente, essa era un ostacolo pei patrioti e unificatori e unitari italiani, e poiché la linea della storia andava in questo senso (anche Napoleone aveva preveduto inevitabile nel prossimo avvenire l'unificazione d'Italia), la condanna della monarchia napoletana dei Borboni era una condanna politica; né le sue buone opere di altra natura avrebbero potuto mai salvarla .
La missione Salmour raggiunse un altro risultato: divise gli animi di tutte le classi coscienti del reame, a cominciare dagli stessi membri della
1) B. CUOCE, Storia del Regno di Napoli* Bari, 1925, pp. 247-248.