Rassegna storica del Risorgimento

POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno <1943>   pagina <191>
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Alessandro Poerio e Giuseppe Montanelli 191
A. Poeno a L. Parrà e G. Montanelli
XLVL
Carissima Amica Napoli a d) 21 Luglio1) 1846.
Par fatale chele vostre lettere debbano andare smarrite. Due scrittemi da voi non mi son mai pervenute. A* 18 dello scorso Giugno in una mia al Montanelli ne accinsi una per voi, e quantunque io avessi preso particolari precauzioni per assicurare il ricapito, furono al tutto vane. Scrivendo ora di nuovo a Beppe, consacro mezzo foglio a voi. Godo prima di tutto di sapervi ristabilita, che non poco sono stato inquieto perle varie vostre indisposizioni di salute, quantunque non avessero alcuna gravità; ma io vorrei come unico compenso a1 miei patimenti, che le poche persone a me veramente care fossero sanissime, e che tutto andasse loro a seconda. So che avete avuta qualche con­trarietà, so chela cosa è poi riuscita assai più tollerabile che a prima vista non pareva, so che in tutta questa faccenda vi siete governata con senno e con delicatezza. Servano queste poche parole non a rinnovare nel vostro animo la impressione ormai cancellata di un dispiacere sofferto, ma a mostrarvi che sento vivamente tutto ciò che vi riguarda. La frattura del braccio di un vostro nipotino mi fu notizia assai dispiacevole, ma ora 3 Montanelli mi assicura che il braccio trovasi perfettamente rimesso, di che mi con­gratulo sinceramente con voi e co* genitori del fanciullo. Bicordo che la mia buona sorella ancor bambina, si fratturò la clavicola, e la cosa ci diede assai da pensare, ma ne uscì poi benissimo, né mai in appresso ha ella risentito la menoma cattiva conseguenza di quell'accidente.
Non so se siate ora propriamente in Pisa, ovvero in Livorno a cagion de' bagni dì mare che siete solita prendere. Io ne ho presi un diciassette, ma ho dovuto interrom­perli, quantunque mi giovassero assai, per una febbre reumatica e per una mossa di bile delle più forti che io abbia mai avute; ora sto meglio, e stamane sono uscito per la prima volta. Del singhiozzo sono libero da trentasei giorni. Ma il mal di nervi che non per questo cessa, e l'estuante caldo della stagione mi tengono davvero prostrato. Sospiro l'autunno per godere un po' di frescura ne' contorni di Napoli, se non mi vien fatto di andar più'lontano. Vedendo che tutto mi va male, e che nella scorsa Pri­mavera mi fu impossibile di far quel viaggio che avevo in animo, non ardisco neppure abbandonarmi alla speranza di riveder la Toscana; ed è men difficile che io venga in persona di quel che mandi una lettera nunzia della mia venuta. Frattanto il non poter punto applicare m'è grandissimo tedio. Con tutto ciò, e ad onta della fiera ipocondria che m'è sopra, una segreta voce alle volte mi suona nell'anima, e mi dice che guarirò. Se non altro, è una piacevole illusione, al che presso a poco si riducono tutte le gioje di quaggiù. Riverisco affettuosamente la Sofia, ed in ciò mi si accompagna la mia carissima madre* la quale ora, grazie al Gelo, sta veramente benino. Non mi riman luogo per la firma, vedete se m' dolce il trattenermi con voi. Addio.
XLVII.
Napoli a dì 21 Luglio 1846.
Carissimo Beppe* Rispondo alle due tue lettere affettuosissimc del dì 7 e del dì 14 corr. mese. Nell'intervallo fra la ricezione della prima e quella- della seconda sono stato infermo, come vedrai dalla mia lettera alla Lauretta nell'altro mezzo foglio.
X) Nell'autografo è scritto Giugno sia in questa che nella seguente che sono nello stesso foglio, ma dal bollo postale si ricava che il mese dev'essere Luglio.