Rassegna storica del Risorgimento

POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno <1943>   pagina <194>
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194 Nunzio Coppola
devo pensare a ricominciare le mie lezioni. Come farò ? S'aggiunga che mio padre è gravemente ammalato. Puoi credere se l'abbracciarti mi farebbe piacere. Ma temo che il tuo male nervoso in mezzo a queste impressioni si esasperi; e non so se devo desiderare che tu venga. Vi sono anche grandi rigori su* forestieri* Alla famiglia Arconati1) è stato proibito di passare l'inverno a Pisa. Io e Centofanti abbiamo avuto una correzione dal Ministro dell'interno. Saluta la tua Mamma* Carlo, i cugini, gli amici, e credimi
Tuo afF.mo Amico
G. M. Fucecchio 29 Ottobre2) 1846.
A. Poerio a G. Montanelli
LI.
Napoli a di 7 novembre 1846, Strada del Salvatore, n 5, Carissimo Beppe,
Mi giunge finalmente una tua lettera da Fucecchio sotto la data de' 29 scorso mese. Il tuo silenzio cominciava a tenermi inquieto. Dubitava d'infermità della povera Lauretta dopo quel fiero colpo. In nulla mi accenni della salute di lei; ma da quel che dici sembrami rilevare che quantunque ella sia tra vaglia tissima d'animo, non le sia sopravvenuta malattia corporale. Ed a poter più fortemente portare i grandi ed inef­fabili dolori è di molto ajuto il non essere oppresso da patimenti fisici. So bene che in casa Parrà è tutto infinito; ma tenterei stoltamente di operar da egoista, se dopo avere da un pezzo deliberato di venir costà, mutassi proponimento per non essere spettatore del cordoglio de' miei amici, io che ne sono partecipe anche da lontano; né mi renderò colpevole di una cosi turpe e vana contraddizione con me stesso. Verrò dunque; ed è mia intenzione partire il 21 corr. mese col Mongibello. È forza che io goda o soffra con quelli che amo.
Mi duole assai, caro Beppe, delle infermità di tuo padre. Iddio tei risani e conservi.
Mia madre e mio fratello, lòde al Cielo, stanno bene. Veramente è questo l'unico conforto che io abbia nella fiera ipocondria che mi tormenta.
Affido la presente lettera ad un giovane Corso di cognome Di Cesare, amico di mio cugino Enrico, il quale o te la recherà egli medesimo, o te la farà ricapitare. Enrico ti saluta caramente. Il fratello, sotto la cura che sta facendo, va meglio.
t) La famiglia del marchese Giuseppe Arconati-Visconti, condannato a morte dall'Austria per i moti del 1821, che viveva esule nel Belgio. Le ragioni del divieto allo Arconati di passare ancora un altro inverno a Pisa, sono da ricercare nel fatto narrato dal Montanelli (Memorie, cit., I, p. 146), che, cioè, nel febbraio di questo stesso anno il Marchese, insieme col cognato cav. Giuliano Prini, aveva efficacemente collaborato ai moti e alla raccolta delle firmo per la famosa protesta contro l'entrata delle Gesui-tesse in Pisa. Sulle vicende di quel divieto sono da vedere, i documenti dell Vircaìi/io segreto del Buon Governo, pubblicato da P. P. PHUNAS in nota al cit. Carteggio Tomma­seo-Capponi, H, p. 385 ss.
2) Nell'autografo, per evidente lapsus calami è scritto Novembre, ma il Poerio stosso aveva di sua mano aggiunto, sotto, Ottobre. Il bollo postale porta FUCECCHIO- 30 OW.-1846,