Rassegna storica del Risorgimento

POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno <1943>   pagina <196>
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196 Nunzio Coppola
malattie di persone che conosco. La povera Lauretta è nella afflizione la più profonda. Tu conosci bene il temperamento della Lauretta, la sua vivacità naturale, il suo anelito d'impressioni sempre nuove. Povera Lauretta! La vedrai come è cambiata 1 Non ha altro pensiero che della Sofia, e passa una gran parte della giornata nella preghiera. Dio ci liberi se la religione non l'avesse soccorsa. Nessuno avrebbe potuto impedire un accesso di disperazione. L'Emilia è essa pure afflittissima, ma ha due cari bimbi ai quali bisogna che pensi, e questo è un grande appoggio mentre la Lauretta si era tutta dedicata alla Sofia, e ora è sola. Puoi invaginarti che io faccio tutto quello che posso per consolarla. Tutte le ore che posso rubare alla cattedra e all'Avvocatura le passo da lei. Ma che dire a una Madre che ha perduta la sua figlia ? Non si può far altro che piangere e pregare insieme. Non so come con tanta fatica e con tanti dolori mi reggo ritto! Giorni sono fui per perdere un mio cognato di 30 anni il quale traendo tutta la sua sussistenza da un impieguccio mi avrebbe lasciato il carico della famìglia. Andò fino all'ultimo, e per due volte tra una lezione e l'altra dovei andare a Fucecchio. Per fortuna ora è fuori pericolo. Ma mio padre è sempre ammalato, e questa stagione freddissima gli è molto nocevole. Sono forte contro le avversità ma vi sono dei giorni in cui il far lezione col cuore nell'amarezze mi costa un tale sforzo di cui non mi sarei creduto capace. E tu povero Sandro colla tua sen­sibilità non puoi a meno di non star peggio coi nuovi dolori che ti sono sopraggiunti. La Lauretta ha avuti degli accessi di male al cuore molto fòrti, ma i medici dicono che non e' è nulla d'organico e tutto è nervoso. Ti saluta tanto tanto. Speriamo che alla fine ci vedremo nell'anno nuovo. Saluta tua madre, e Carlo, e abbraccio il povero
Enrico. Sono
Tuo aff.m amico G. M. 17 Decembre 1846.
A. Poerio a G. Montanèlli
LIV.
r . . Napoli a di 3 Febbraio 1847.
Carissimo Beppe, * *
Ebbi la tua de' 17 dicembre scorso anno, e mi afflissi molto nel sentir lo stato della povera Lauretta; e quantunque noi altri uomini non possiamo formarci adeguata idea del materno dolore, ne accolsi come una immagine pensando alla madre dell'ot­tima Sofia. E pensando a te che sei condannato a tentar di lenire un inconsolabile cordoglio, soffro anche per te. Piacemi che in tanta sventura la Religione apra alla misera donna le sue larghe fonti di mite conforto, e nella rassegnazione le faccia tra* lucere il premio. Essa sola, eh'è da Dio, può infonderle forza, e solo ov'essa è, le affettuose cure degli amici scendono efficaci. Io dovrei esser .già con voi; ma questo doloroso piacere sarà ritardato per qualche mese. L'anno 1847 entrò sotto infaustis­simi auspicj per me. Il Capo d'anno fu un singhiozzar continuo, oltre a convulsioni fierissime. E cosi con pochi intervalli di una stupida quiete, il male mi e venuto tra­vagliando. I medici mi consigliano una diversione potente. Però, prima di recarmi a passar tre o quattro mesi co' miei amici toscani, mi tratterrò due mesi in Roma. Spero avere il passaporto già promessomi fra pochissimi giorni. Ma siccome mio fratello Carlo per aver trascurato una infreddatura accompagnata da tosse, trovasi a lotto con febbre, non partirò prima di vederlo ristabilito. La malattia 6 sul dechinare, e forse egli sarebbe già guarito del tutto, se la pessima stagione che corre (piogge sterminate vento Impetuoso, umido penetrante) non ritardassero il eorso del miglioramento.