Rassegna storica del Risorgimento

POERIO ALESSANDRO ; MONTANELLI GIUSEPPE
anno <1943>   pagina <209>
immagine non disponibile

Alessandro Poerio e Giuseppe Montanelli 209
cupidigia di lucro, dato addosso a* riformisti (Calabresi contro Calabresi) tornaron vani i vantaggi che quegli avean dapprincipio riportati sulle regie truppe, e le cose loro andarono In precipizio. Che parecchi degl'insorti si sieno ricoverati nella Sila è'probabile; ieri si dava per certo* potranno difendersi un altro poco, ma non già fare effetto alcuno d'importanza.
Intanto il paese è funestato da stragi chiamate giudizj. Dopo le prime fucila­zioni fu sparsa voce dagli uomini del Governo esser corso ordine positivo che non se ne facessero più, e questa voce, essendo desiderio universale, avea preso piede. Ma -coloro che avevano prestato fede a tali assicurazioni, ebbero ainarissimo disinganno. Il dì 3 ottobre cinque giovani calabresi furono da una commissione subitanea, senza difesa, né altra formalità che la riconosciuta identità delle persone, condannati a morte e fucilati immediatamente in Gerace. I loro cognomi sono Verducci, Ruffo. Salvatore, Bello e Mazzone. I primi quattro erano venuti nelle mani del Governo ne' primi scontri ne' quali aveano valorosamente combattuto parte contro le truppe parte contro la guardia urbana, e fra tutti si era distinto per ardire il Bello, giovane non privo di lettere, agiato di beni di fortuna e caldissimo riformista. Ma si era differito di giudicarli or ora saprai il perchè. Premeva assai al Governo di prendere il Mazzoni, giovane pieno di energia e di entusiasmo ed appartenente ad una fami-glia di Roccella cospicua per ricchezze e potente d'aderenze nella provincia. Fu ingiunto al General Nunziante, d'impadronirsi di lui in qualunque modo. Quel gio­vane dopo essersi battuto disperatamente, stretto dalle guardie urbane, che fiera­mente lo incalzavan da tutte le parti, avea, più per consiglio de* suoi seguaci che per proprio impulso, provveduto alla sua salvezza ricoverandosi in casa di un suo congiunto. Era alieno dal volersi presentare e il padre e tutti i suoi amici speravano che sarebbe stato fermo in questo proponimento. Ma le arti di quel vilissimo sgherro del Nunziante appresso un parente e compare del misero giovane, e per suo mezzo anco appresso il padre di lui, furono cosi subdole ed infernali che, credendo aver salva la vita, si presentò. Non appena il Nunziante l'ebbe nelle mani mutò linguaggio, convoco la commissione militare, fece condannare, e dopo due ore di cappella nella pubblica piazza di Gerace, eseguire il Mazzoni ed i quattro serbati a fargli compagnia. Tutti e cinque mostrarono altezza di pensieri, costanza d'animo meravigliosa, affetto vivissimo alla patria, incrollabile fede nel trionfo della causa d'Italia da essi sostenuta. Se in mezzo a cosi eroica fermezza di tutti e cinque può dira! che alcuno sugli altri si distinguesse fu il Bello che nella potenza della infiam­mata parola, sella maestà dell'aspetto, e nel sorriso del disprezzo verso i suoi carne­fici parve più che uomo. Poi voi tosi al Mazzoni espresse dolore di averlo indotto a partecipar alla impresa si malamente riuscita e di averlo tolto al padre tanto più che al povero vecchio non rimaneva altro figliuol maschio; ma il giovane Mazzoni magnanimamente rispose dovergli anzi render grazie e rendergliele col più vìvo del­l'anima, poiché per lui e per i suoi conforti invece di menar vita incerta ed oscura, avea tentato un'impresa santa, e faceva una morte gloriosa, benché non gli fosse toccato in sorte il cadere per la patria con le ormi in mano, sommo suo desiderio. Misero il paese in cai uomini di questa tempra sono ufficialmente detti scellerati ed infami. Ma <x* generosi
Giusta di gloria dispcnsiera è morte. Addio. Tante cose a Lauretta ed a tutti i BUOI, TostochÒ potrà verrà ad abbracciarti
Il tuo Alessandro Poerio.