Rassegna storica del Risorgimento

POERIO CARLO
anno <1943>   pagina <511>
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Libri e periodici 511
amministrazione centrale abbiamo una organizzazione ministeriale vera e propria* sia pure a basi ristrette (Editto 10 settembre 1850), un organo consultivo eentrale a basi moderne, il Consiglio di Stato, ed un buon sistema di amministrazione finan­ziaria e contabilità generale dello Stato, attraverso il funzionamento della Consulta di Stato per le Finanze, della Commissione di Finanza (Dispaccio 3 gennaio 1854 ed istruzione 6 giugno 1854) e del controllo generale (Dispaccio 28 ottobre 1856). L'amministrazione locale si era poi emancipata dalla troppo diretta ingerenza del potere esecutivo, in specie attraverso il sistema elettivo, nella nomina dei consiglieri ed amministratori. Riguardo agli altri campi è importante la sistemazione data al contenzioso amministrativo (Editto 2 giugno 1851).
Non si pud certo non rilevare che le libertà, specialmente quelle politiche, furono di molto limitate, ma questo si era reso necessario data la irrequietezza dei popoli; d'altra parte non si può davvero fare torto ad uno Stato di non volersi suicidare.
Abbiamo, insomma, non comune esempio 'di come, anche in campo storio­grafico, tardi magari, ma fatalmente la giusta voce del buon senso soverchi quella, generalmente assurda, del senso comune, e sarà, crediamo, buon auspicio e forte impulso a maggiore e migliore conoscenza della storia, tuttora purtroppo assai oscura, degli ordinamenti politici, giuridici, amministrativi, della vita economico-finanziaria
degli ex-Stati italiani
P. DAHA TOBBE
Giulio DEL BONO, Cavour e Napoleone III. Le annessioni dell'Italia centrale al Regno di Sardegna (1859-60); Torino, Einaudi, 1941, in 8, pp. 368. L. 30.
LTA. del presente lavoro è un ben noto studioso della storia del nostro Risor­gimento: egli aveva la preparazione necessaria per tentare la ricostruzione di quel periodo della storia italiana, e più precisamente dell'Italia centrale, che va dal 27 aprile 1859 (fuga del Granduca di Toscana da Firenze) al 18 e al 22 marzo 1860, quando rispettivamente il Farmi e il Rica soli presentarono a Vittorio Emanuele H i risultati plebiscitari delle votazioni avvenute nell'Italia centrale sull'annessione al Piemonte.
In quegli undici mesi maturarono e si compirono i fati italiani dell' Italia cen­trale che colse allora i semi gettati almeno dal 1848, per non risalire più addietro. Tuttociò avvenne per la decisa volontà di alcuni pochi uomini politici e patrioti della stessa Italia centrale (Ricasoli, Ferini, Minghetti, ecc.): ma su tutte le vicende di quel periodo vegliò insonne il conte di Cavour, che non solo annodò tutti i fili di quella preparazione politica e diplomatica con la sua responsabilità di ministro, ma anche fu vicino di aiuti e di consigli quando per qualche mese, dopo Villa-franca, dovette ritirarsi dalla direzione degli affari politici piemontesi.
A controbilanciare quest'azione diplomatica sta in quei mesi quella di Napo­leone III: il quale vede una guerre iniziata sotto buoni auspici anche dal punto di vista francese trasformarsi in una grande crociata per la totale unità d'Italia, che esula completamente dai suoi piani politici. Di qui tutte le oscillazioni della poli­tica imperiale in Italia, accentuate dal contrasto tra le direttive personali di Napo­leone e quelle ufficiali del suo gabinetto.
È per questa contrapposizione tra i due grandi uomini di Stato, che il Del Bono ha dato al volume il titolo Cavour e Napoleone III: anche se osso possa fare aspet­tare una più diretta trattazione dei rapporti tra lo statista piemontese e l'impera­tore francese, ohe si elevi a considerazioni storiche di ampio respiro. Aspettazione, questa, che sarebbe delusa nel lettore, giacché l'À., il quale ha scritto nella nota introduttiva essere il suo lavoro, più che una storia, una cronaca di quegli avveni­menti, ha voluto limitare la sua fatica ad una trattazione ordinata e precisa, ma limitata, del séguito di quegli avvenimenti che condussero nel 1859-60 all'unione