Rassegna storica del Risorgimento

anno <1944>   pagina <3>
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RIPRESA
IPRENDERE il lavoro che le dolorose vicende degli ultimi anni ci costrinsero ad interrompere è stretto dovere di tutti gli Italiani, ed esso compete particolarmente agli intellettuali e ai dirigenti dei maggiori istituti nazionali di cultura, se vogliono promuovere con tutte le loro forze il nuovo risorgimento della patria. Lo specifico lavoro nostro va ripreso con maggior lena, con pia oculata consapevolezza del nostro compito ed eventualmente con quelle rettifiche d'indirizzo che le esperienze degli ultimi anni dimostrano necessarie.
Bisogna prima di tutto che noi intellettuali viviamo noi stessi più intensamente la nostra cultura, ciò che escluderà quelle reticenze e quei compromessi i quali tanto hanno giovato al fascismo; bisogna che più energicamente cerchiamo di diffondere la cultura tra il popolo sicché questo non sia più passivo spettatore degli eventi o turba facile a lasciarsi trasci­nare da faziosi, ma presente e consapevole attore o, per dir meglio, creatore della sua nuova storia.
Che in siffatta opera una parte essenziale spetti agli Istituti Storici, specie all'Istituto per la Storia del Risorgimento, è ovvio; nulla può giovare ad un popolo nell'ora detta sofferenza e della umiliazione più che il ritorno alla propria storia, in particolare se si tratta d'una storia impareggiabil~ mente gloriosa come è quella d'Italia. Ma essa non deve risolversi in una agiografia. La storia di Roma ci sarà ricca d'insegnamenti preziosi, se ci ammonirà a riprendere il contatto con quella antica humanitas di cui Cicerone e Virgilio sono tra i massimi rappresentanti, humanitas che costituisce una delle basi più salde della moderna civiltà, e se ci farà sempre meglio apprezzare il dono perenne che Roma ha dato agli uomini creando il corpo del diritto inteso quale ars aequi et boni; non certo se si risolva, come tentò il fascismo, in una esaltazione dell'imperialismo romano, la quale dimentichi di che lacrime grondi e di che sangue o in quella cieca esaltazione del cesarismo che culminava nella celebrazione della memoria di Cesare il giorno delle idi di Marzo, celebrazione altrettanto esiziale ed antistorica quanto la unilaterale e settaria esaltazione del pugnale di Bruto. Del pari nello spirito di comprensione, nell'indagine spassionata di verità,
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