Rassegna storica del Risorgimento

CLASSI SOCIALI
anno <1944>   pagina <10>
immagine non disponibile

10
Alberto M. Ghisalberti
le testimonianze più. sicure sulla questione e le conclusioni più atten­dibili, che ci permettono di ricostruire in gran parte i quadri del movi* mento nazionale italiano, la cui ispirazione e la cui direzione restano borghesi, ma le cui file sono fomite da tutto il popolo. E questo, special­mente, per alcune regioni, quali, per esempio, quelle dello Stato Ponti­ficio, ove, più che altrove, le schiere liberali non sono alimentate solo dalla borghesia, ma accolgono uomini d'ogni ceto e d'ogni provenienza. In esso, infatti, la classe industriale, ancor più che nella rimanente Italia, era appena in formazione e, quindi, non esisteva un vero e proprio pro­letariato operaio. Vivace e ricco d'energie spirituali appariva il ceto dei piccoli borghesi e degli artigiani, con il quale vanno accomunate, se non confuse, certe categorie di operai cittadini. E questi ultimi arti­giani liberi, lavoranti per artigiani liberi o per piccole imprese, giornalieri, avventizi non specializzati, lavoratori delle prime aziende industriali furono accanto ai borghesi e agli studenti nelle insurrezioni e nelle milizie volontarie, seppure in varia e non costante misura, fino a far temere ai moderati che il moto del 1848 potesse mutarsi in una rivoluzione sociale. L'elemento rurale, in genere, fu meno conservatore antirivoluzionario e piccolo borghese di quanto lo fu in Francia, ma più cbe in Germania, facendo affermare al Taviani che le classi rurali furono estranee alla vita politica e ai moti per la retiività tradizionale delle plebi rustiche, per la grande ignoranza e per le stesse misere condizioni in cui versavano. Quello che ha detto il Sorbelli per Bologna e per le Romagne sull'inter­vento di tutti gli abitanti, e non solamente dei cittadini, nella lotta contro il Governo del Papa, è vero anche per le Marche, per l'Umbria, per la stessa Roma.l) Nobili e possidenti, uomini colti e professionisti, preti e militari, dalla cospirazione di Macerata del '17 agli avvenimenti dell'anno di Mentana, s'accompagnano a operai e a contadini, a piccoli bottegai e a braccianti e con quelli partecipano alla vita settaria e
politici dette commissioni speciali del Lombardo-Veneto (1821-29), in Rassegna Storica del Risorgimento, a. XXVI (1939). fase. Vili; A. M. GHISAIÌBERTI, I reclusi di Civita Castellana nelle Memorie di Pacifico Oiulini, ivi, a. XXVII (1940), fase. VII-X; G. B ANDINI, I detenuti politici nel carcere di San Michele il 20 settembre 1870, nel volume Ai caduti per Roma, Roma, 1941, pp. 221-223.
1) Senza sopravalutarla, è bene non dimenticare la conferma indiretta che ci dà l'Azeglio nel XXVI capitolo dei Miei ricordi, sia pure in senso spregiativo: In tutta Roma, chi pensava allora [1824J all'Italia, alla sua indipendenza, alla sua rigenerazione? Meno poche eccezioni, la schiuma sopraffina della canaglia, che si riuniva misteriosa-mente nelle vendite de* Carbonari, nelle osterie, ecc.. Cfr. col cap. XXXIII, dove si fa dire vent'anni dopo dalTAmadori che in Romagna le sètte esistevano solo tra la gente ordinaria.